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Attualizzazioni

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MARIA ECCLESIOFORA (PORTATRICE DELLA CHIESA)


Maria conclude la sua missione stando in mezzo ai discepoli, cioè nella chiesa.

Portatrice è colei che porta, però questo portare Cristo non significa solo donarlo. Maria nell’annunciazione ha accolto il mistero del Verbo incarnato, e questa è la prima tappa, l’interiorizzazione del mistero di Dio. Portare Cristo è accoglierlo dentro di noi. Una volta che Maria ha accolto Gesù, lo ha comunicato agli altri, cominciando con santa Elisabetta, con Giovanni il Battista e Zaccaria, quindi ha portato Cristo fuori da sé, donandolo, testimoniandolo nella potenza dello Spirito.
In questo terzo momento vediamo come non può esistere un’autentica comunione se non siamo in comunione con i fratelli, con la chiesa, con la comunità parrocchiale, con i gruppi con cui condividiamo le esperienze, ma sempre all’interno della chiesa.
Un evangelizzatore, un testimone di Cristo che vuole impegnarsi in questo compito non può farlo da solo, perché deve sempre confrontarsi con la comunità.



Maria in rapporto ai fratelli nella chiesa

Il primo brano che ci esprime questo momento è raccontato nelle nozze di Cana da Giovanni al cap 2, 1. C’è anche qui un preciso contesto storico, c’è una festa di matrimonio, a Cana di Galilea, e c’era la madre di Gesù, quindi si preannuncia qualche cosa che riguarda propriamente lei. Alle nozze fu invitato anche Gesù con i primi discepoli che Lui ha chiamato a sé e che costituiscono la primissima comunità cristiana. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, Maria disse a Gesù: “Non hanno più vino” e Lui le rispose: “Che ho da fare con te o donna, non è ancora giunta la mia ora”. La madre dice ai servi: “ Fate quello che vi dirà”. Nel vangelo di Giovanni è molto importante considerare la simbologia, cioè il significato cristologico e mariologico che l’evangelista vuole dare a quest’episodio.
In questa festa di nozze ci sono la madre, Gesù e i discepoli, qui non si parla di altri personaggi, neanche degli sposi si dice il nome. Gesù e Maria diventano quindi i protagonisti della festa e ciò significa che il vero sposo è Cristo, la Madre è la rappresentante della sua sposa che è la chiesa. Il nuovo Adamo accanto alla nuova Eva iniziano questa nuova alleanza; anche il cambiamento dell’acqua in vino ha una sua simbologia, perché l’acqua è un elemento molto semplice, mentre il vino è un elemento importante. Quelle nozze che Gesù dovrà attuare con l’umanità rimandano proprio alla sua ora, quando avrà effuso tutto il suo sangue. Gesù dice che non è la sua ora perché la sua ora sarà quando innalzato sulla croce, redimerà il mondo. In questa scena che Giovanni descrive, questi due protagonisti devono essere messi nel giusto posto, altrimenti non capiamo. Avviene un inconveniente, il vino viene a mancare, è un fatto spiacevole ma non bisogna solo vederlo dal punto di vista materiale e umano, esso ha un significato profondo. La mancanza di vino significava che mancava qualcosa di molto importante, cioè la grazia di Cristo: la sua salvezza che si attua con il nuovo matrimonio che Dio attraverso suo Figlio realizza con l’umanità. Allora si capisce l’intervento di Maria, la madre di Gesù che dice: “Non hanno più vino”, indica una situazione più grande, cioè che l’umanità è priva del bene, dell’amore, ha bisogno del vino nuovo.
Chiamandola “Donna”, un termine di rispetto, Gesù le dice che non è giunta la sua ora, cioè quando egli verserà il vino nuovo, cioè l’effusione del suo sangue, sulla croce. Maria dice: “Fate quello che vi dirà…” e qui si vede la sua mediazione materna. Ella capisce che non deve anticipare, tuttavia è disponibile, è pronta anche all’ultima ora sotto la croce. Si attua così una sintonia tra Lui e lei; Maria gli dice che è chiamata al sacrificio. La disponibilità della Madre consente a Gesù di trasformare l’acqua in vino, che ha dato gioia alla festa di nozze. Giovanni conclude così: “Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria nella vittoria contro il male e i suoi discepoli credettero in Lui”. I discepoli adesso, nella fede, fondano con Gesù il primo nucleo dei credenti, insieme a Maria che è rappresentante di tutti noi, e che con la sua intercessione ha potuto anticipare l’ora della croce, iniziando l’opera redentrice del Figlio per portare nel mondo la gioia del suo amore, che è significato dal vino nuovo.

Maria la madre del discepolo e di ogni discepolo di Cristo
Al cap. 19, Giovanni, quando è giunta l’ora ultima di Cristo, racconta l’episodio in parallelo alle nozze di Cana, che segnano l’inizio, un’anticipazione ma adesso sulla croce si attua la consumazione: “Stavano presso la croce sua madre , la sorella di sua madre, Maria di Cleopa e Maria di Magdala. Gesù vedendo la Madre e il discepolo che egli amava disse alla madre: “DONNA (che è la stessa parola pronunciata alle nozze di Cana) ecco il tuo figlio”. Ciò significa che il momento è veramente drammatico, Maria è sotto la croce, ha visto soffrire, sanguinare, il suo amatissimo Gesù e quei chiodi trafiggevano anche il suo immacolato corpo e spirito. Si può allora dire che accanto al crocefisso c’è la concrocifissa. A questo punto il Figlio le chiede un atto eroico: prima la guarda come a Cana, in una profonda sintonia, lo sguardo del Figlio si incontra con quello della madre, e le chiede una cosa grande, nella frase “Donna ecco il tuo figlio”, le chiede l’atto eroico di trasferire la sua maternità verso il discepolo, di distaccarsi da suo Figlio vero, per riversare l’amore su Giovanni e in lui su tutti noi.
Maria ancora una volta pronuncia il suo Sì, obbedendo alla volontà del Figlio: “Prendo Giovanni come mio figlio e lo amerò come ho amato te”. Gesù si rivolge poi al discepolo, dicendogli: “Ecco tua madre”affinché Giovanni ricevesse un sostegno, un appoggio spirituale e morale forte, che lo accompagnasse in quel momento di solitudine e di angoscia, in cui perdeva il suo maestro; in quell’ora suprema Gesù si preoccupa più del discepolo che della madre. Il discepolo resta solo, dimostra tutta la sua fragilità, e Maria ha il compito di assisterlo. D’altra parte il discepolo la prese nella sua casa, qui c’è proprio il rapporto di Maria con la chiesa. È Gesù che ha voluto che Maria fosse nostra madre, diventa Madre della chiesa. Non si può fare a meno dell’adempimento al volere ultimo di Gesù.
Questa presenza di Maria nella chiesa la troviamo in Atti degli Apostoli al Cap 1, 12 “Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi. Entrati in città, salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi. Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui. In questo contesto comunitario si descrive la pentecoste: “Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi”: nasce la chiesa, la sposa.

Considerazioni attuali
Capiamo come Maria è congiunta alla chiesa. Il catechista, l’evangelizzatore, il formatore dovrebbe essere:
- Discepolo accogliente: portatore di Gesù dentro di sé;
- Discepolo evangelizzatore: portatore di Gesù fuori di sé, trasmettitore della Parola, dell’amore di Gesù nella potenza dello Spirito Santo;
- Discepolo conduttore a Cristo: aiuta, conduce i fratelli nel cammino di fede, affinchè siano sempre più innamorati di Gesù, l’unico vero Salvatore. In questo senso dobbiamo capire il cammino che ci aspetta nel prossimo anno, cammino spirituale efficace se seguiamo il modello di Maria: portare Gesù nei cuori, nelle famiglie, nella società, con la potenza e l’amore del suo Spirito Santo; sempre nella comunione della chiesa, Sposa di Cristo e suo Corpo mistico.

Don Renzo Lavatori


 

 

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