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Assisi 25/02/2017
Il tema raccoglie in sintesi tutto lo svolgimento della storia della salvezza dall’inizio (protologia) fino al compimento ultimo (escatologia), svelando gli aspetti positivi e negativi, i momenti felici e quelli drammatici, ma con la prospettiva luminosa che il bene vince sul male, la vita sulla morte, l’amore sull’odio, Cristo redentore nato da donna sconfigge il diavolo portatore di morte. Il mio svolgimento si sviluppa in tre parti tra loro strettamente connesse e che, prese insieme, offrono una visione completa, suggestiva e fascinosa, ma anche estremamente impegnativa e stimolante per un’autentica conversione e guarigione dei cuori sul medesimo cammino salvifico. Parto dal capitolo 12 dell’Apocalisse, quale testo basilare, per poi fare un commento teologico e infine una conclusione vitale.
1. Il capitolo 12 dell’Apocalisse. Il suo senso letterale e simbolico evidenzia il collegamento tra Maria, la Chiesa e l’antico serpente.
[1]Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. [2]Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto. [3]Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; [4]la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato. [5]Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono. [6]La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni.
[13]Or quando il drago si vide precipitato sulla terra, si avventò contro la donna che aveva partorito il figlio maschio. [14]Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, per volare nel deserto verso il rifugio preparato per lei per esservi nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo lontano dal serpente. [15]Allora il serpente vomitò dalla sua bocca come un fiume d'acqua dietro alla donna, per farla travolgere dalle sue acque. [16]Ma la terra venne in soccorso alla donna, aprendo una voragine e inghiottendo il fiume che il drago aveva vomitato dalla propria bocca.
[17]Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a far guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù.
Il simbolismo del drago situa il contenuto del segno in quella fascia di realtà che si svolge al di sotto della trascendenza divina e al di sopra del livello proprio della verificabilità umana. Il segno del drago è detto «grande» per la sua imponenza e proporzione immane; il suo carattere demoniaco («rosso») indica una forza smisurata e temibile. Ha sette teste, che significano la totalità della forza malvagia; è la massima espressione del male. Tuttavia esso possiede dieci corna, dove il corno è espressione di potenza e di forza, ma il numero dieci rivela il limite e l’impotenza di una grandezza che pur appare smisurata a livello terrestre. Sulle teste ci sono i diademi, le insegne tipiche dei re; pertanto la pienezza della sua negatività si concretizza soprattutto nei centri di potere. Il fatto che la sua coda «trascini giù un terzo delle stelle del cielo e le getti sulla terra» sta a segnalare la sua tendenza alla autodivinizzazione e alla profanazione dissacrazione. In parte (per un terzo) riesce nell’intento di voler creare un nuovo ordine, una nuova costituzione delle cose, in opposizione al cielo, l’habitat divino.
Il drago è posto poi in contrasto con il primo segno: «la donna», che rappresenta primariamente il popolo di Dio ma insieme indica una vera donna concreta. La contrapposizione è schiacciante per la donna, la quale, se da una parte è descritta nella sua configurazione escatologica e gloriosa perché è vestita di sole, dall’altra si contorce nel travaglio del parto, in quanto è inserita nella sofferenza umana, Maria sotto la croce e la Chiesa nelle persecuzioni, mentre le si pone contro un mostro enorme, con una potenza impressionante e con intenzioni ostili. Tuttavia tale forza mostruosa non riesce a distruggere il bambino, cioè il Cristo che è stato generato anzitutto da Maria e poi continuamente dalla comunità cristiana . La Chiesa, con Maria, mostra in tal senso di poter manifestare tutto il mistero di Cristo nel momento storico passato e presente, nonostante la prepotenza delle forze nemiche che vorrebbero opporvisi.
Deluso della sua aspirazione di rapire il bambino, il drago sfogherà il suo furore contro la donna (12,17), che viene condotta nel deserto. «Il deserto» appare come il luogo della prova e insieme un rifugio, una protezione, un posto di purificazione e di verifica, di amore, pur in mezzo alle difficoltà e negli affanni; è il luogo che appartiene in proprio alla donna popolo di Dio, anche se il tempo, in cui essa deve restarvi, è transitorio e non definitivo. I cristiani hanno la capacità di vincere il drago proprio nel medesimo campo della storia, dove esso adesso dimora e opera attivamente. La vittoria però è causata dal sangue di Cristo e si manifesta nella testimonianza dei cristiani; testimonianza che raggiunge l’apice di «non amare se stessi fino a morire». In questo senso il drago è sconfitto. Tuttavia esso, sceso sulla terra, si trattiene ancora lì e ha di mira gli uomini con intenzioni minacciose in quanto discepoli del Cristo; è pieno d’ira, però sta sotto di Dio e ha poco tempo. Ne deriva che la sua violenza diventa inquieta, turbolenta, inasprita, espressioni tipiche delle forze del male. Ma egli vive nella fase preescatologica in vista della fine. Pertanto dispone di un «tempo piccolo».
Come si vede vi sono tre protagonisti: il drago, cioè il diavolo, l’antico serpente, Satana con i suoi compagni; poi vi è la donna, che rappresenta Maria la madre del Verbo incarnato e la Chiesa corpo sacramentale di Cristo; il bambino, il Cristo, Messia, vero uomo nato da donna ma anche essere divino immerso nella gloria, cioè rapito verso il cielo dopo aver compiuto l’opera redentrice nella sua pasqua di morte e risurrezione; in lui sono compresenti i suoi discepoli, figli accolti da Maria e viventi nella Chiesa.
2. Il commento teologico. L’aspetto cronologico di ciò che avviene nella storia comporta l’aspetto soteriologico, che costituisce l’evento della salvezza e della totale liberazione dall’aggressività del male. Qui possiamo considerare tre momenti significativi:
a. L’inizio, secondo il racconto di Gen 3,14-15
[14]Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché tu hai fatto questo,
sii tu maledetto più di tutto il bestiame
e più di tutte le bestie selvatiche;
sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
[15]Io porrò inimicizia tra te e la donna,
tra la tua stirpe
e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno».
Il serpente appare qui per mascherare un essere ostile a Dio e nemico dell’uomo, nel quale il libro della Sapienza, poi il NT e tutta la Tradizione cristiana hanno riconosciuto l’avversario, il diavolo. Il testo, annunziando questa ostilità tra la discendenza del serpente e quella della donna, oppone l’uomo al diavolo e alla sua «razza», ma lascia anche intravedere la vittoria finale dell’uomo: è un primo bagliore di salvezza, il «protovangelo». Siccome è il discendente della donna, si intravede la figura del Messia Salvatore e di sua Madre, che vi è implicata e da qui segue l’interpretazione mariologica, come è stata intesa nella tradizione latina ed è divenuta tradizionale nella Chiesa. Quindi accanto all’inimicizia si afferma la sconfitta del serpente la cui testa viene distrutta dalla donna e la sua stirpe.
b. la pienezza della salvezza, avviene con l’incarnazione del Verbo di Dio nel grembo di Maria Immacolata e Vergine (Lc 1,26-33) :
[26]Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, [27]a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. [28]Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». [29]A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. [30]L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. [31]Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. [32]Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre [33]e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Nel saluto dell’angelo Maria viene chiamata «piena di grazia», che alla lettera significa: tu sei stata e rimani colmata del favore divino. Ciò significa che Maria è totalmente priva di ogni macchia di peccato, come è stato definito dal dogma dell’Immacolata Concezione e confermato dalle apparizioni a santa Bernardette a Lourdes. Tale frase rivela in maniera eminente la caratteristica di questa Donna in quanto non è stata neanche sfiorata dall’ombra del peccato e dell’ostilità contro Dio. Perciò essa viene detta colei sulla quale il nemico infernale non ha potuto avere alcun potere.
Alla luce del NT e della Tradizione della Chiesa, la Donna nuova annunciata dal protovangelo è identificata a Maria e alla sua stirpe, il Figlio Gesù, trionfatore sul dominio di Satana nel mistero della Pasqua. L’inimicizia, posta da Dio fra Satana e la donna, in Maria si realizza in pienezza. Perfettamente ricolma della grazia divina Essa indica la creatura umana in totale contrasto con il diavolo e per questo sottratta completamente alla sua forza di opposizione. Ciò avviene proprio nel concepimento immacolato, quando fu plasmata nella grazia dallo Spirito Santo e preservata da ogni ombra di peccato. Inoltre, associata all’opera salvifica del Figlio, Ella è stata pienamente coinvolta nella lotta contro lo Spirito maligno e il Principe di questo mondo. Perciò sia in quanto Immacolata Concezione, sia quale cooperatrice del Redentore, Ella partecipa all’opera mirabile della Redenzione, manifestando l’opposizione irriducibile tra lei e il serpente. Commenta San Bernardo: «schiacciato e calpestato sotto i piedi di Maria, subisce un’avvilente schiavitù». Per questo, come afferma P. Bamonte esorcista, il Maligno è sempre costretto a obbedire ai comandi della Regina come uno che ha perso la guerra ed è stato reso schiavo. Eva, facendosi vincere dal peccato, ci portò la morte e le tenebre, ma la beata Vergine, vincendo il demonio per la sua pienezza di grazia, ha legato il nemico in modo tale che non può muoversi per fare il minimo danno ai suoi devoti.
c. Il compimento della salvezza (Ap. 12,10-12; 20,10; 21,2-4; 19,6-8)
*[12,10-12]Allora udii una gran voce nel cielo che diceva:
"Ora si è compiuta
la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio
e la potenza del suo Cristo,
poiché è stato precipitato
l'accusatore dei nostri fratelli,
colui che li accusava davanti al nostro Dio
giorno e notte.
[11]Ma essi lo hanno vinto
per mezzo del sangue dell'Agnello
e grazie alla testimonianza del loro martirio;
poiché hanno disprezzato la vita
fino a morire.
[12]Esultate, dunque, o cieli,
e voi che abitate in essi.
Ma guai a voi, terra e mare,
perché il diavolo è precipitato sopra di voi
pieno di grande furore,
sapendo che gli resta poco tempo".
*[20,10]E il diavolo, che li aveva sedotti, fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta: saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli.
*[21,2-4]Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. [3]Udii allora una voce potente che usciva dal trono:
"Ecco la dimora di Dio con gli uomini!
Egli dimorerà tra di loro
ed essi saranno suo popolo
ed egli sarà il "Dio-con-loro".
[4]E tergerà ogni lacrima dai loro occhi;
non ci sarà più la morte,
né lutto, né lamento, né affanno,
perché le cose di prima sono passate".
*[19,6]Udii poi come una voce di una immensa folla simile a fragore di grandi acque e a rombo di tuoni possenti, che gridavano:
"Alleluia.
Ha preso possesso del suo regno il Signore,
il nostro Dio, l'Onnipotente.
[7]Rallegriamoci ed esultiamo,
rendiamo a lui gloria,
perché son giunte le nozze dell'Agnello;
la sua sposa è pronta,
[8]le hanno dato una veste
di lino puro splendente".
In questi testi possiamo vedere un duplice aspetto: da una parte la Gerusalemme celeste come sposa e le nozze dell’Agnello; dall’altra il trionfo del Regno di Dio su ogni nemico. Ne consegue che Maria cooperatrice di Cristo e noi, membri della Chiesa, sposa di Cristo, siamo vittoriosi sul drago.
A. Maria cooperatrice di Cristo. La Sacra Scrittura presenta la Vergine Maria strettamente unita al suo Figlio divino e sempre a Lui solidale. Madre e Figlio appaiono strettamente associati nella lotta contro il nemico infernale, fino alla piena vittoria su di lui. La Madonna dal primo all’ultimo libro della Bibbia, cioè dalla Genesi all’Apocalisse è sempre legata, secondo il disegno del Padre celeste, al Figlio redentore e a lui inseparabilmente unita nel sottrarre gli uomini al potere di Satana. La Sacra Scrittura rivela che Cristo Signore è l’unico Redentore, l’unico Mediatore presso il Padre, l’unico Salvatore e Liberatore dell’umanità dal potere di Satana. Egli però non conduce da solo la sua battaglia contro Satana, ma con Maria. Ella, proprio in forza di essere generatrice del Verbo incarnato, coopera con il Figlio nell’opera salvifica come nessun’altra creatura. Collabora con il Redentore in modo unico e irripetibile, durante l’azione concreta e storica dell’offerta sacrificale di Cristo al Padre. Ella è presente costantemente accanto al Figlio e in forza della sua disponibilità a dare a lui la natura umana, ne diventa una condizione indispensabile. Si può dire che con la passione e morte di Gesù e con la compassione di Maria, nel cui Cuore Immacolato si riversò tutto ciò che Gesù patì nell’anima e nel corpo, Satana fu definitivamente sconfitto. Il suo potere e quello degli angeli ribelli fu distrutto; pur essendo sempre attivo nel mondo, non è invincibile, in quanto la grazia della Redenzione che scaturisce dal sacrificio supremo di Cristo e di Maria sul Calvario, rende Satana un nemico ormai non più pericoloso in quanto è stato disintegrato.
B. Noi siamo in Cristo vittoriosi sul drago in quanto siamo membri della comunità cristiana, la quale simboleggiata dalla Gerusalemme celeste si presenta bella e adorna per attuare le nozze eterne con lo sposo Cristo Signore. Tale vittoria si manifesterà nella gloria finale con cui il Cristo verrà a giudicare i vivi e i morti, ma essa è già presente nei segni sacramentali della Chiesa e nella fedeltà dei discepoli alla sequela del Cristo. D’altra parte tale sconfitta di Satana scaturisce dall’evento centrale compiuto con l’incarnazione del Verbo nel grembo immacolato di Maria. Perciò si deve vedere con profondo compiacimento e insieme con ardente slancio il nostro personale e comunitario impegno affinché la vittoria sul serpente antico già su questa terra possa essere attuata nell’attesa della piena e finale sconfitta nell’evento escatologico.
C. Ascoltiamo un brano del beato Isacco della Stella: “Maria e la Chiesa sono una sola e molte madri, una sola e molti vergini. Ambedue madri, ambedue vergini, ambedue concepiscono per opera dello Spirito Santo senza concupiscenza, ambedue danno al Padre figli senza peccato. Maria senza alcun peccato ha generato al corpo il Capo, la Chiesa nella remissione di tutti i peccati ha partorito al Capo il corpo. Tutte due sono madri di Cristo, ma nessuna delle due genera il tutto senza l’altra. Anche la singola anima fedele può essere considerata come Sposa del Verbo di Dio, madre figlia e sorella di Cristo, vergine e feconda. Viene detto dunque in generale per la Chiesa, in modo speciale per Maria, in particolare anche per l’anima fedele. Nel tabernacolo del grembo di Maria Cristo dimorò nove mesi, nel tabernacolo della fede della Chiesa sino alla fine del mondo, nella conoscenza e nell’amore dell’anima fedele per l’eternità” (Disc. 51; PL 194, 1862-63.65).
3. Conclusione. Nella storia della salvezza ci sono dunque tre grandi protagonisti: Cristo Redentore, Maria cooperatrice di Cristo con la Chiesa sua sposa e Satana, loro oppositore. Quest’ultimo, simboleggiato dal serpente all’inizio e alla fine sotto la figura del drago, lungo il percorso della storia appare costantemente con la sua opera malefica tra gli uomini. Perciò il passato con il presente e il futuro forma una continuità storica e sovrastorica e in ciò si rivela una logica sapienziale che dal cuore paterno di Dio si inserisce nella storia concreta umana per elevarsi verso il compimento glorioso, in modo che dobbiamo essere consapevoli che seppur affrontiamo momenti difficili di prova e di lotta, nel nostro cuore deve albergare la certezza che il Cristo con sua Madre assieme alla Chiesa trionferà per sempre.
In questa prospettiva possiamo rileggere le parole di Benedetto XVI quando il 14 Maggio 2006, alla preghiera di mezzogiorno, si rivolse al popolo: «Nel 1917 Maria si manifestò più volte a tre bambini, i pastorelli Francesco, Giacinta e Lucia. Il messaggio che affidò loro, in continuità con quello di Lourdes, era un forte richiamo alla preghiera e alla conversione; messaggio davvero profetico considerando il secolo XX funestato da inaudite distruzioni, causate da guerre e da regimi totalitari, nonché da estese persecuzioni contro la Chiesa. Anche oggi se non mancano preoccupazioni e sofferenze, se ancora permangono motivi di apprensione per il futuro dell’umanità, è di conforto quanto la “Bianca Signora” promise ai pastorelli: “Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà”».
In tale contesto si può vedere come la presenza materna e vigile di Maria in questo nuovo millennio abbia un significato di conferma e di continuità alle sue parole dette a Fatima un secolo fa. Si tratta sostanzialmente delle medesime verità e dei medesimi suggerimenti ai suoi figli, affinché non restino schiavi del maligno ma abbiano il coraggio di affidarsi al suo Cuore immacolato per trovarvi non solo conforto ma anche il sostegno della sua intercessione e mediazione per ricondurci tutti alla comunione con Cristo suo Figlio al fine di raggiungere la beatitudine della vita celeste. AMEN
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