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Triduo Pasquale


(Giovedì, venerdì, sabato santi, 29.30.31/03/2018)

I tre giorni precedenti la resurrezione di Gesù sono chiamati “santi” perché fanno rivivere l’evento centrale della nostra redenzione; ci riconducono al nucleo essenziale della fede cristiana: la passione, la morte e la risurrezione di Cristo. Sono giorni che costituiscono il cuore e il fulcro dell’intero anno liturgico come pure della vita della Chiesa e di ogni cristiano. Esso costituisce un’unica solennità, la più importante di tutto l’anno liturgico. 1. Nel Giovedì santo, con la messa vespertina, chiamata la cena del Signore, la Chiesa commemora la istituzione dell’eucaristia, del sacerdozio ministeriale e anche dell’invito di Gesù al comandamento nuovo della carità. Le parole di Cristo, pronunciate in quella occasione dentro il cenacolo, sono cariche di mistero, in quanto manifestano con chiarezza la sua volontà di restare sempre con noi sotto le specie del pane e del vino consacrate; egli si rende presente con il suo corpo sacrificato e con il suo sangue versato. Ciò costituisce il sacrificio della nuova e definitiva alleanza, offerta a tutti coloro che vogliono nutrirsi del suo corpo e del suo sangue quale cibo di vita eterna. Il gesto di Gesù mostra la prova suprema del suo amore per la Chiesa e per tutti gli uomini. Il giovedì santo diventa un rinnovato invito a rendere grazie a Dio per il sommo dono della eucaristia che va accolto con viva fede e va adorato con umiltà e totale dedizione. 2. Il Venerdì Santo, giorno della passione e della crocifissione del Signore, ricorda quell’evento doloroso e drammatico, ma portatore della nostra salvezza. Ogni anno, ponendoci in silenzio e in adorazione di fronte a Gesù appeso al legno della croce, riconosciamo tutta la grandezza, la profondità, la pienezza del suo amore per noi. Davanti a tale oblazione cruenta della propria vita fino alla morte umiliante della croce, non possiamo non prostrarci con un senso di immensa gratitudine e insieme con la consapevolezza dei nostri peccati, dai quali solo il suo sacrificio ci ha liberati. Se da una parte il venerdì santo è un giorno pieno di profonda tristezza, al tempo stesso è un giorno ricco di amore e fonte per ridestare la nostra fede, per affidarci totalmente al Cristo crocifisso e attingere da lui la forza e la grazia di portare la nostra croce con il pieno abbandono a Dio, nella certezza che il Crocifisso ci sostiene e ci dona la vittoria. Per questa ragione la liturgia esplode nel grido di venerazione e di speranza: “O Croce, salve, tu speranza unica, tu unica salvezza!”. 3. Nel Sabato Santo le chiese sono spoglie e silenziose. I fedeli vegliano in preghiera come Maria e insieme a Maria condividendo gli stessi sentimenti di dolore e di fiducia in Dio. Il raccoglimento e il silenzio di questo giorno preparano il nostro animo ad attendere nella notte con la veglia pasquale la risurrezione di Cristo, quando proromperà in tutta la comunità cristiana il canto della gioia per la risurrezione di Cristo. Ancora una volta, verrà proclamata la vittoria della luce sulle tenebre, della vita sulla morte, dell’amore sull’odio. Ci accompagni in questo giorno la Vergine Santa che ha seguito in silenzio il figlio Gesù fino al calvario, prendendo parte con grande pena al suo sacrificio, cooperando così al mistero della redenzione e divenendo madre di tutti i credenti. Insieme con lei vegliamo accanto al Cristo morto, attendendo con speranza il giorno radioso della risurrezione.

Don Renzo Lavatori


 

 

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