Benvenuto nel sito di Don Renzo Lavatori                                                                                                        

 

Argomenti

16 / 50

 

Natale 2011


RISCOPRIAMO L’IDENTITÀ CRISTIANA
(dal Vangelo di Giovanni 1,1-18)


La festa del Natale è una festa di un valore immenso per la fede cristiana, per la nostra stessa vita cristiana. non ce ne rendiamo conto di quello che è avvenuto: che cosa è successo a Natale, perché è una festa così importante, che cosa è accaduto in quella notte benedetta, quando è nato il Bambino Gesù?
Occorre contemplare, in maniera profonda, vera, secondo la luce della nostra fede, questo mirabile evento:“Il verbo si è fatto carne” – Natale, in modo che possiamo capirlo, almeno per quanto è consentito alla nostra piccola mente, in tutta la sua luce, in tutto il suo fulgore, nella sua immensa profondità. In tal modo possiamo viverlo con maggior fede, con maggior disposizione interiore e diventa per tutti un momento di grazia, di rinascita; perché, con il Natale è successo qualcosa di infinitamente grande, di inaudito. Nessuno poteva mai pensare quello che è accaduto a Natale, nessuna mente umana, nessun filosofo, nessun potente del mondo avrebbe potuto immaginare o minimamente intravedere quello che è il Natale:

“il Verbo si è fatto carne”

In effetti, ci si chiede: perché accorriamo alla grotta? Chi è quel Bambino che giace nella mangiatoia? Perché ci prostriamo? Perché lo adoriamo?
Sono domande molto pertinenti,alle quali, presi da tante cose, non diamo le sufficienti risposte e neanche una riflessione adeguata, in modo che questa festività del Natale, non fugga via senza lasciare un segno, ma resti impressa profondamente dentro di noi e ci doni quella gioia, quella grazia, quella forza interiore che Gesù è venuto proprio a portarci con la Sua nascita a Betlemme.
Leggendo il prologo del Vangelo di Giovanni, che ascolteremo nella messa di Natale, esso fa luce, apre uno sprazzo, in modo che noi, guardando quel Bambino, possiamo renderci conto chi è e perché è venuto, perché è nato: Dio si è fatto uomo, il Verbo si è fatto carne: che cosa significa?
Giovanni dice: “In principio era il Verbo”. “In principio” qui si intende una realtà al di sopra della storia, il principio eterno, che avvolge il mistero della vita stessa di Dio, colui che è trascendente e che va al di là della realtà umana. In questa dimensione eterna esisteva da sempre il Verbo, la Parola, quella Parola che esprime tutta la verità, la bellezza, l’armonia, la santità, la gloria, è la Parola eterna, che viene pronunciata da sempre nel mistero infinito di Dio. Questa parola eterna era presso Dio, accanto a Dio, faceva parte della stessa vitalità di Dio, dello stesso essere di Dio; però, si distingue da Dio, perché è presso Dio, il Padre, è la Parola del Padre, la sua perfetta espressione, è la sua immagine eterna che è chiamata anche il “Figlio di Dio”. Perciò aggiunge l’Evangelista: “il Verbo era Dio”; non solo dunque presso Dio, accanto a Dio, ma è anche Dio. Se ora noi volgiamo lo sguardo su quella creatura piccola, quel neonato che giace nella mangiatoia di Betlemme e ci chiediamo:”chi è”, Giovanni ci offre subito lo sprazzo di luce sconfinata: “Quel bambino è la Parola eterna, che da sempre e per sempre è presso Dio, ma è anche Dio”.
A questo punto si apre su una dimensione di grandezza, di bellezza e di valore immenso. Sì, concretamente, è un Bambino, ma quel Bambino è lo stesso Verbo che in principio era presso Dio e che è Dio. Questo è il mistero che ci viene proposto dal Natale! Dunque un Bambino come tutti, ma anche diverso da tutti gli altri bambini; come tutti perché ha una natura umana, che ha preso dal corpo immacolato di Maria, ma non è come tutti, perché è anche il Verbo eterno di Dio, il Figlio di Dio, che vive per sempre accanto a Dio. Ed è per mezzo di questo Verbo, di questa Parola, che il Padre onnipotente ha fatto esistere dal non essere all’essere tutte le cose. Perciò tutto ciò che esiste, dal più piccolo essere agli esseri più grandi, più nobili, come l’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio e come gli angeli, tutte queste entità sono state create per mezzo di quella Parola eterna. E aggiunge l’Evangelista: “senza il Verbo niente è stato fatto di ciò che esiste”. Pertanto, il Verbo, con la sua luce, con la sua verità, con la sua grazia, avvolge tutte le cose, anche le più piccole, le più insignificanti e le più belle. Tutte sono state causate dal Verbo eterno, per mezzo del quale Dio le ha create.
Inoltre Giovanni dice che nel Verbo, nel Figlio eterno, c’era la vita, perciò egli è il principio della vita; non può esistere vita senza che abbia un riferimento con il Verbo di Dio; la vita è la luce che illumina gli uomini, affinché gli uomini possano camminare secondo la luce vera , che è la Verità, quella di Dio che offre all’umanità uno sprazzo di luminosità, in virtù del quale gli uomini possono dirigersi su strade rette, sante, buone. Questa luce ha gettato il suo splendore nelle tenebre, intese nel senso dell’oscurità fisica, ma di una mentalità, in cui gli uomini giacciono, lontani da Dio, avvolti nei loro peccati, nella loro miseria, nella loro cattiveria. la luce divina ha gettato lo splendore in mezzo alle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta. L’umanità cioè è rimasta chiusa nella propria dimensione tenebrosa e non ha lasciato penetrare dentro di se questa luce potentissima che avrebbe cambiato il volto della società e del mondo intero.
E questa luce, ripete Giovanni: “era nel mondo, il mondo fu fatto per mezzo di essa eppure il mondo non lo riconobbe” e qui si può intendere il mondo non come l’Universo creato ma quella umanità che vivendo nelle tenebre, nel rifiuto costante dell’amore di Dio, di fatto non si arrende a questa luce e perciò non lo ha “riconosciuto”.
Questo fatto fa riflettere, perché quello che è avvenuto nel passato, si realizza anche oggi! Qui le cose diventano veramente complicate e dolorose! L’umanità è distratta, è presa da tante cose e non si ferma, per rendersi conto della luce che nasce, che risplende nel mondo, affinché il mondo possa cambiare la sua situazione, possa ritrovare il senso giusto delle cose, possa convertirsi e cambiare rotta. Ancora prosegue il testo evangelico: “venne tra la sua gente ma i suoi non lo hanno accolto”. Neanche la “sua gente” si è resa disponibile ad accoglierlo.
Anche noi, che siamo discepoli di Cristo, noi che ci chiamiamo cristiani, di fatto siamo distanti da lui, presi dalla nostra realtà, terrena, gretta, dalla nostra miseria, dal nostro egoismo, dalla nostra cattiveria. Anche noi non lo riconosciamo, non lo apprezziamo, non apriamo il nostro cuore, per poterlo vedere in tutto il suo splendore! Ma ci può essere la disposizione contraria che si dispone all’accoglienza: “a quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome”. A quanti lo hanno accolto, a coloro cioè che si sono preparati , nell’umiltà, nella semplicità d’animo, a quelli che nella luce della fede lo hanno riconosciuto, lo hanno adorato, contemplato, si sono inginocchiati di fronte a questo Verbo eterno fatto carne; a quel Bambino, al Verbo incarnato, è stato donato il potere sovrumano, di diventare figli di Dio; a quelli che “credono nel suo nome” . Qui nasce il senso del Natale e io mi auguro che noi siamo proprio tra questi: che Lo accogliamo nella fede vera, profonda, intensa, nell’affetto più sincero, più profondo, perché è il nostro Salvatore quel Bambino, è il nostro Dio fatto uomo. Tutto il resto passa in secondo ordine; non lasciamoci andare dietro ad altre realtà e iniziative che impediscono di contemplare questo mistero enorme di amore, di santità, di salvezza, per tutti.
Ci rendiamo conto di una così enorme realtà? Noi, creature immerse nel peccato, nella miseria, schiavi dell’egoismo, della disperazione, se accogliamo il Verbo fatto uomo, se apriamo il cuore al Bambino che nasce a Natale, allora verremo completamente trasformati, trasfigurati, non più umiliati, offesi dalle nostre miserie ma resi partecipi della stessa figliolanza di Dio, partecipi della stessa santità di Dio, del Suo amore, della Sua vita, della Sua beatitudine infinita: ecco il mistero del Natale !

Don Renzo Lavatori
 

 

16 / 50