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MARIA CRISTOFORA (PORTATRICE DI CRISTO)


Come ha fatto Maria a divenire quella che è? Come mai ha avuto privilegi stupendi, profondissimi che sono al di là delle nostre concezioni?
C’è una progettazione di Dio su di Lei, della Sua opera salvifica con l’incarnazione di Suo figlio. Per attuarla, Dio ha bisogno di una creatura donna che possa dare la sua carne umana. Prima c’è una chiamata precisa da cui nasce la corrispondenza totale di Lei nei confronti di Dio.
Questo mistero che si riflette anche su di noi è raccontato da Luca al capitolo 1, 26 -38 “Nel sesto mese l’angelo Gabriele fu mandato da Dio (contesto storico dell’evento dell’annunciazione) in una città della Galilea chiamata Nazareth … entrando da lei, disse: “Ti saluto, piena di grazia: il Signore è con te (primo momento). A queste parole ella fu molto turbata…,” lei resta sorpresa, intimorita. L’angelo le disse: “Non temere, Maria perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù”(secondo momento).
Allora Maria disse all’angelo: “Come avverrà questo, poichè non conosco uomo?”. Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’altissimo ti coprirà con la sua ombra”. Continua : “Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio”(terzo momento). A quelle parole Maria disse: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. E l’angelo partì da lei (corrispondenza generosa di Maria).
Il primo momento è caratterizzato dall’approccio tra l’angelo e Maria. Il saluto angelico le dice di essere piena di grazia, cioè totalmente santa, non esiste in lei un’ombra viva di peccato (dogma immacolata concezione) e il Signore è con lei. Maria rimane turbata non solo dalla presenza angelica ma da quelle parole, da ciò che significavano; lei si chiede come fosse possibile la pienezza della grazia nella sua umile persona.
Secondo momento: l’angelo la incoraggia, le dice di non temere; c’è una realtà inaspettata in cui viene annunciata la sua maternità; le dice che ha trovato grazia presso Dio, non perché fosse brava ma perché Dio ha riversato la sua grazia su di lei. Poi le dice che concepirà un figlio, le prospetta la maternità del discendente davidico che è il Messia; questo annuncio però le fa rispondere che non è possibile che possa diventare madre, visto che non conosce uomo, Maria sa che per avere un figlio non c’è un’altra strada, se non quella dell’unione carnale con l’uomo,ma non è possibile umanamente, dato che lei aveva fatto il voto di verginità: cioè di non avere rapporti coniugali. Il dubbio è spirituale perché Maria non sa se quell’angelo viene da Dio, quindi ha un’ansia di chiarire, se sono parole divine da accettare. A questo punto Gabriele le spiega e lei scopre il mistero. L’angelo le dice, sì, diventerai madre ma senza l’apporto dell’uomo perchè lo Spirito Santo scenderà su di te e il Figlio di Dio si farà carne in te. A questo punto si apre una luce sconfinata. L’angelo con forza le dà anche un segno umano dicendole: “Vedi anche Elisabetta…,” e poi le dà un segno teologico dicendo “Nulla è impossibile a Dio”. Ed è proprio questa ultima frase che fa cadere in lei ogni dubbio.
Terzo momento: dopo aver chiarito, Maria non ha nessuna difficoltà ad aderire al progetto di Dio e proclama “Sono la serva del Signore, avvenga di me secondo quello che hai detto…,” e l’angelo partì da lei. Al Sì di Maria, si è compiuta la missione dell’angelo e quando quest’ultimo se n’era andato, è subentrato lo Spirito Santo. Questa esperienza che lei ha vissuto è rimasta nel segreto del suo cuore immacolato, perché non viene raccontato da nessun evangelista, solo Giovanni, al cap. 1,14 scrive: “ E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi… .” Ha cominciato a germogliare nel suo corpo e per nove mesi l’ha gestito nel suo grembo verginale. Se per ipotesi Maria non avesse accolto le parole dell’angelo, il progetto salvifico del Padre sarebbe di nuovo caduto nel nulla, come con Adamo ed Eva, e si sarebbe dovuta iniziare un’altra storia. Per questo diciamo “grazie” al tuo Sì, o Maria, perché ti sei resa docile al progetto di Dio.

CONSIDERAZIONI
C’è anche per noi un contesto storico, in quanto ognuno di noi ha una sua storia particolare. Dobbiamo riflettere sul fatto che anche per noi ci deve essere stato un momento preciso in cui Dio ha effuso la Sua luce, dobbiamo riconoscere e recuperare quel momento. Lui ci ha chiamati e ha voluto costruire con noi un rapporto interpersonale.
1) Dobbiamo scoprire questo momento, in quanto inizialmente è avvenuto nel battesimo, ma essendo stato tempo fa, ce ne siamo dimenticati. Ecco perché i cristiani fanno fatica ad entrare in un rapporto d’amicizia con Dio; ognuno deve riscoprire in sé questo germe che lo chiama ad amare Dio, altrimenti siamo paragonati a cembali sonanti. Possiamo fare anche del bene, istruirci, servire i fratelli, ma da noi dovrebbero uscire parole che esprimono questa concezione “cristofora”, dobbiamo essere portatori di Cristo, ciò però è possibile se Lo facciamo vivere in noi come è stato per Maria.
2) Anche noi abbiamo avuto dei dubbi come Maria, quando Dio ha permesso delle situazioni difficili nella nostra vita, quando abbiamo attraversato periodi bui, di sofferenza… ma abbiamo avuto in quei momenti il coraggio di chiedere “Signore cosa vuoi che io faccia?(discernimento). Quante volte scegliamo senza la collaborazione divina e facciamo di testa nostra, guardando solo i nostri progetti? Per questo dovremmo invece capire ciò che viene da Dio e cosa Lui vuole da me.
3) Una volta immersi in questa comunione con Dio, desideriamo anche conoscerlo con approfondimenti, riflessioni, meditazioni, preghiera, in modo tale che cresca in noi l’amore per Gesù, per la Sua verità, la Sua parola, il Suo agire. Questa è la vera missionarietà. Non dobbiamo portare solo cose che possono fare tutti, come azioni buone, ma soprattutto dobbiamo portare Cristo. Dovremmo perciò essere CRISTOFORI cioè portatori di Cristo. La povera umanità sofferente cerca solo un punto di riferimento che è Gesù, fonte di salvezza, di guarigione, di amore.

Don Renzo Lavatori



 

 

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