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F O R U M




 
Esodo
 28 feb, 2015
Lorenzo1  
 

Caro Don Renzo, nel libro dell’Esodo si racconta che, prima della liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù egiziana, il Signore mandò delle piaghe nel popolo egiziano affinché il faraone lo lasciasse uscire dal suo paese sotto la guida di Mosè e Aronne. Si dice in particolare:
“Mosè e Aronne avevano fatto tutti questi prodigi davanti al faraone; ma il Signore aveva reso ostinato il cuore del faraone, il quale non lasciò partire gli Israeliti dal suo paese”. (Es 11,10). Questa frase viene ripetuta più volte. Io mi chiedo: è Dio che costringe la volontà del faraone a non lasciar partire gli ebrei o è il faraone che si rende ostinato?
Se Dio costringe ne va di mezzo la libertà dell’uomo e anche la bontà stessa di Dio perché causa la cattiveria nel cuore del faraone. Se invece è il faraone l’agente principale, non si capisce perché il testo sacro dica che sia Dio a renderlo ostinato. Mi potrebbe chiarire questo dubbio?
Lorenzo

 
     
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  Re: Esodo
  28 feb, 2015
Don Renzo  
 
 
 
Caro Lorenzo, la tua domanda credo che risuoni in molte persone ed è stata anche per me motivo di riflessione. Posso darti alcune delucidazioni secondo il mio modo di vedere: da una parte il testo dice che è Dio l’agente principale, ma Egli opera in conseguenza della durezza di cuore del faraone, il quale non intende assolutamente lasciar partire gli ebrei. Quindi si può dire che la causa principale sta proprio nella chiusura interiore del faraone che conserva il libero arbitrio. Se questi avesse un minimo di disponibilità ad assecondare la volontà di Dio, certamente Dio non lo impedirebbe facendo ricadere il faraone nella propria durezza d’animo. Pertanto il testo fa capire che Dio stesso non può agire in contrapposizione all’atteggiamento dell’uomo costringendolo a fare qualcosa che non vuole. Infatti bisogna ricordare che Dio non tratta il soggetto umano come fosse una marionetta, ma rispetta la sua disponibilità e la sua libertà di cuore. D’altra parte l’uomo si atteggia con la responsabilità dei suoi atti, in quanto può restare rigidamente fermo nel proprio atteggiamento con cui profondamente è deciso a fare quanto pensa o desidera. Si può dire che l’azione è prodotta contemporaneamente dall’incontro della volontà di Dio con la volontà dell’uomo, questa intesa nel senso più intimo e profondo. Ciò costituisce un mistero di rapporto tra il Creatore e la creatura umana. Non vi è mai un solo agente: né Dio fa tutto ciò che richiede la Sua volontà perché trova l’opposizione da parte dell’uomo; né fa tutto l’uomo senza l’aiuto di Dio.
Don Renzo

 

 

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