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Approfondimenti

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L’argomento, molto vasto e complesso, richiederebbe più di una semplice comunicazione. Tuttavia, pur nella brevità, cerco di entrare in tale meraviglioso mistero di Maria missionaria ed evangelizzatrice. La si può dispiegare in due raffigurazioni fondamentali: Ella è “modello e maestra” della missione; Ella è “promotrice e sostegno” della missione. Ci soffermiamo su questi due punti.

1. Maria “modello e maestra” della missione = CRISTOFORA
Nel racconto della visita ad Elisabetta si constata una grande opera di evangelizzazione, attuata da Maria nella potenza dello Spirito Santo e se ne vedono gli effetti meravigliosi.
Luca 1, 39: “In quei giorni, Maria si mise in viaggio e raggiunse la città di Giuda (contesto storico concreto in cui viene descritto l’incontro), salutò Elisabetta e appena ella ebbe accolto il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo (effusione dello Spirito)”. In quel momento Elisabetta profetizza e proclama Maria benedetta fra le donne.
Maria ha fatto un gesto di servizio andando da Elisabetta; si mise in viaggio quindi non è stata ferma, questo dinamismo nasce dalla potenza dello Spirito Santo che alberga nel suo cuore. Raggiunse in fretta. La fretta è nata dalla spinta dello Spirito Santo ed Ella non vuole perdere tempo, non si distrae. Maria si muove sotto la direzione che lo Spirito le suscita nell’animo. Questo è importante perché lei agisce come una creatura normale, ma l’aspetto umano non basta, non basta andare a trovare una parente. Infatti Maria salutò Elisabetta abbracciandola con un abbraccio di comunione. Il sussulto del bambino nel suo seno rivela l’attuazione della redenzione, è il riconoscimento del Messia, è la salvezza che fa irruzione nel mondo. Per questa ragione celebriamo la festività della nascita del Battista perché lui è stato santificato nel seno della madre prima di nascere.
Evangelizzazione pertanto non è solo un’azione di servizio fraterno, ma è una missione perché nasce dalla potenza dello Spirito che il cristiano porta in sé. Allora l’evangelizzazione e la missione sono efficaci perché conducono alla salvezza portata da Cristo. Non può entrare Gesù, senza l’effusione dello Spirito Santo.
Elisabetta non sapeva nulla di ciò che era successo, quando dice: “benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo”, riconosce una maternità superiore, riconosce Maria come madre del Signore, madre del suo Dio e poi annuncia: “Beata colei che ha creduto…,” perché Zaccaria, il marito non aveva creduto. Queste parole sono dettate da una profonda illuminazione interiore.
Dietro a questi primi eventi Maria reagisce con il cantico del Magnificat. “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore”. Nella prima parte ringrazia il Signore ma poi fa capire che la pienezza di grazia non è solo per se stessa, non è un pregio che lei ha avuto; esulta per il fatto che è giunta la salvezza promessa. La redenzione così si concretizza, divenendo una realtà. Qui, in questo momento, le promesse antiche si attuano.
Guardando Maria, come Luca ce l’ha descritta, possiamo ricavare che Ella è inserita nel mistero trinitario, perché è Colei che ha detto il suo Sì, pieno, senza esitazioni, quindi è figlia docilissima del Padre, è colei che ha accolto il Figlio al quale ha dato la sua carne umana; sia nell’aspetto affettivo perché è madre, sia nell’aspetto spirituale, perché è figlia di Dio. Infine è colei che scelta dallo Spirito Santo, è stata adombrata per essere la madre del Salvatore, quindi è sposa dello Spirito. Qui Maria ci dona un forte richiamo, perché se perdiamo di vista la dimensione soprannaturale non potremmo capirne il mistero. Nel battesimo, noi tutti, siamo resi simili a Cristo, e siamo “alter Cristus”, grazie all’azione dello Spirito Santo. Lasciamoci amare dal Padre celeste; il Cristo di cui siamo impronta, dovrebbe essere la totalità della nostra vita; non possiamo sentirci fuori da questa grazia, dobbiamo quindi vivere secondo lo Spirito e non secondo la carne. L’organizzazione della nostra vita è importante, non è secondaria rispetto alla missione a cui siamo chiamati. Dobbiamo sempre tenere presente questa cosa, altrimenti possiamo fare tanti servizi a livello materiale, ma se non arriviamo al cuore ferito dell’uomo e della donna, se non portiamo l’amore di Cristo, che libera e guarisce, non compiamo la missione redentrice. Semplicemente facciamo del bene generico e passeggero, utile ma non salvifico. Restiamo dentro l’ambito sociale, psicologico, filantropico, culturale.
E’ importante fare come Maria che, guidata dallo Spirito Santo, ha portato Cristo ad Elisabetta. Tutto questo è possibile solo se abbiamo Cristo dentro di noi, se siamo ricolmi del suo Spirito, allora diventiamo strumenti del Suo amore e della Sua potenza: cioè veri apostoli di Gesù con Maria, come Maria e per mezzo di Maria.

2. Maria “promotrice e sostegno” della missione = ECCLESIOFORA
Maria conclude la sua missione stando in mezzo ai discepoli, cioè nella Chiesa.
Portatrice è colei che porta Cristo perché lo possiede e lo contiene nel suo cuore. Maria nell’annunciazione ha accolto il mistero del Verbo incarnato, lo ha interiorizzato profondamente nel suo essere madre e credente. Solo se si ha il Cristo e lo si vive dentro di noi, si può donarlo e diffonderlo. Maria ha accolto Gesù e poi lo ha comunicato agli altri, cominciando con santa Elisabetta, con Giovanni il Battista e Zaccaria, al Natale con i pastori e alla presentazione al tempio con il vecchio Simeone. Ha donato Cristo fuori da sé, testimoniandolo nella potenza dello Spirito.
Un evangelizzatore, un testimone di Cristo che vuole impegnarsi in questo compito non può farlo da solo, perché deve sempre confrontarsi con la comunità e agire assieme ai fratelli. Possiamo vedere come non può esistere un’autentica missione se non siamo in comunione con i fratelli, con la Chiesa, con la comunità parrocchiale, con i gruppi con cui condividiamo le esperienze, sempre all’interno della Chiesa.
Al cap. 19, Giovanni l’evangelista, quando è giunta l’ora ultima di Cristo, racconta l’episodio: “Stavano presso la croce sua Madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleopa e Maria di Magdala. Gesù vedendo la Madre e il discepolo che egli amava, disse alla madre: “DONNA (che è la stessa parola pronunciata alle nozze di Cana) ecco il tuo figlio”. Il momento è veramente drammatico, Maria è sotto la croce, ha visto soffrire, sanguinare, il suo amatissimo Gesù e quei chiodi trafiggevano anche il suo immacolato corpo e spirito. Si può allora dire che accanto al crocefisso c’è la concrocifissa. A questo punto il Figlio le chiede un atto eroico: prima la guarda, in una profonda sintonia, lo sguardo del Figlio si incontra con quello della madre, e le chiede una cosa grande: “Donna ecco il tuo figlio”. Le chiede l’atto eroico di trasferire la sua maternità verso il discepolo, di distaccarsi da suo Figlio vero, per riversare l’amore su Giovanni e in lui su tutti noi.
Maria ancora una volta pronuncia il suo Sì, obbedendo alla volontà del Figlio: “Prendo Giovanni come mio figlio e lo amerò come ho amato te”. Gesù si rivolge poi al discepolo, dicendogli: “Ecco tua madre”affinché Giovanni ricevesse un sostegno, un appoggio spirituale e morale forte, che lo accompagnasse in quel momento di solitudine e di angoscia, in cui perdeva il suo Maestro; in quell’ora suprema Gesù si preoccupa più del discepolo che della madre. Il discepolo resta solo, dimostra tutta la sua fragilità, e Maria ha il compito di assisterlo. D’altra parte il discepolo la prese nella sua casa, qui c’è proprio il rapporto di Maria con la Chiesa. È Gesù che ha voluto che Maria fosse nostra madre, diventasse Madre della Chiesa. Non si può fare a meno dell’adempimento al volere ultimo di Gesù. Quindi la presenza di Maria nella Chiesa non è un optional, ma è l’adempimento della volontà suprema del Figlio morente. Ogni volta che Maria agisce nella Chiesa, non fa altro che adempiere il suo ruolo e compito materno richiesto da suo Figlio.
Questa presenza di Maria nella Chiesa la troviamo in Atti degli Apostoli al Cap 1, 12: “Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi. Entrati in città, salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi. Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di Lui”. In questo contesto comunitario si descrive la pentecoste: “Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi”: nasce la Chiesa, la sposa di Cristo.

Conclusione

Capiamo come Maria è congiunta alla Chiesa. Il catechista, l’evangelizzatore, il formatore deve essere:
• Discepolo accogliente: ricevendo e portando Gesù dentro di sé; l’evangelizzazione parte da questo evento originario: l’intima unione a Cristo, al suo vangelo e al suo amore.
• Discepolo evangelizzatore: portatore di Gesù fuori di sé, trasmettitore della Parola, dell’amore di Gesù nella potenza dello Spirito Santo; Gesù costituisce il contenuto centrale dell’evangelizzazione e non vi è altro valore più grande di Lui.
• Discepolo conduttore a Cristo: aiuta, conduce i fratelli nel cammino di fede, affinché siano sempre più innamorati di Gesù, l’unico vero Salvatore. Cristo è il fine della missione.
In questo senso dobbiamo renderci conto del cammino che ci aspetta, cammino spirituale efficace se seguiamo il modello di Maria: portare Gesù nei cuori, nelle famiglie, nella società, con la potenza e l’amore dello Spirito Santo; sempre nella comunione della Chiesa, Sposa di Cristo e suo Corpo mistico.

O Maria, Tu ci chiami “tuoi apostoli” e siamo felici di esserlo. Siamo consapevoli dell’impegno che ciò comporta ma siamo anche certi che Tu ci accompagni, ci solleciti, ci orienti, ci colmi del tuo amore, ci sorreggi tra le tue braccia, ci proteggi sotto il tuo manto materno. Rendici docili, come te, alle movenze dello Spirito Santo e pronti ad avviarci con coraggio sulle strade dell’umanità, per poter trasmettere la grazia, l’amore misericordioso, la salvezza di Cristo tuo Figlio. Amen.

Don Renzo Lavatori


 

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