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LO SPIRITO SANTO E LA PREGHIERA


Luca fa notare la relazione tra lo Spirito Santo e la preghiera sotto tre angolazioni complementari: a) anzitutto è lo Spirito Santo che conduce alla preghiera, fa pregare, suscita la lode, il ringraziamento. Si tratta della preghiera fatta nello Spirito; b) in secondo luogo, lo Spirito Santo è accolto in particolare dentro un'atmosfera di preghiera; esso scende sull'orante singolo o sulla comunità , unita in preghiera come un cuore solo; c) in terzo luogo, lo Spirito Santo è il dono principale richiesto e ottenuto da colui che prega. E' lui che anzitutto va domandato con una preghiera insistente e fiduciosa.

a. Lo Spirito fonte e guida della preghiera

Il primo esempio del vangelo di Luca è offerto dall'esperienza di Elisabetta, madre di Giovanni Battista. Il testo sacro afferma che Maria, dopo l'annunciazione, va in fretta a far visita alla parente. Al suo arrivo, le due donne si salutano. Il saluto è il gesto più semplice e usuale tra due persone che si conoscono e sono legate da vincoli di parentela. Questo atto umano di benvenuto diventa un evento salvifico. Infatti il vangelo aggiunge: "Ella (Elisabetta) fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: 'Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo' (1,41-42). Lo Spirito Santo fa conoscere a Elisabetta ciò che è accaduto in Maria: si è compiuta in essa l'incarnazione del Figlio di Dio. Illuminata dallo Spirito la madre di Giovanni grida con cuore traboccante ed esulta insieme al bambino, che sobbalza di gioia nel suo grembo. Ella benedice Maria e Gesù ad alta voce e con profonda commozione. Maria è la benedetta in modo particolare, poiché la potenza creatrice l'ha resa capace di trasmettere la vita umana a Gesù, che è il Figlio di Dio. Davanti a questo mistero Elisabetta prova uno stupore pieno di gioia, sotto la mozione dello Spirito.
Un secondo esempio è quello di Zaccaria, padre di Giovanni Battista, reso muto, perché aveva dubitato del messaggio dell'angelo riguardante l'opera potente e benevola di Dio sulla sua famiglia. Quando riacquista la parola, ringrazia Dio ed esplode nella lode: "Benedetto il Signore, Dio di Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo..." (1,68). La lode sgorga dal suo animo pieno di Spirito Santo, dice Luca. Infatti lo Spirito Santo lo illumina interiormente a capire l'opera di Dio, la salvezza messianica ormai imminente. Nella potenza dello Spirito, Zaccaria penetra con meraviglia e gioia nel disegno salvifico; quale profeta, lo vede come se fosse avvenuto. Nella prima parte della sua preghiera, il Benedictus, scorge quello che Dio ha operato attraverso il Messia; nella seconda indica suo figlio come precursore di Gesù, di cui descrive l'azione messianica.
Il Vangelo di Luca afferma che Gesù stesso prega il Padre nello Spirito Santo: "In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: "Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli." Padre, perché così è piaciuto a te. Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare" (10,21-22). La preghiera è rivolta al Padre e ha come oggetto il disegno divino di salvezza per i piccoli, l'intimità del Figlio con il Padre, la missione del Figlio come unico canale della rivelazione del Padre agli uomini. Essa è fatta nello Spirito Santo, sottolinea Luca, diversamente da Matteo che pone nel suo vangelo questo stesso brano, ma non annota la funzione dello Spirito.
Lo Spirito è la fonte della preghiera di lode, in quanto per suo mezzo si manifesta il disegno particolare del Padre che sceglie di rivelarsi ai semplici e di nascondersi ai sapienti.
La presenza dello Spirito in Gesù, mentre prega, è la garanzia della sua unità con il Padre e del suo essere costituito unico mediatore della salvezza.
E' così profonda l'effusione d'amore tra lui e il Padre, comunicata dallo Spirito Santo, che Gesù viene inondato di gioia. L'essenza di tale gioia consiste ultimamente nell'amore che unisce in un solo Spirito il Figlio al Padre. Questo amore e questa gioia si tramutano in lode.

b. La preghiera tempo e luogo dello Spirito

Nel libro degli Atti si racconta che gli undici apostoli, ai quali si aggiunge Mattia in sostituzione di Giuda, riuniti in città , al piano superiore dove abitavano, erano tutti "assidui e concordi nella preghiera", insieme con alcune donne, con Maria e i fratelli di lui (1,14). Su di essi scende lo Spirito, nel giorno di pentecoste. La preghiera assidua, perseverante, elevata a Dio da diversi individui raccolti insieme come fossero un cuore solo, diventa la premessa, la condizione, l'atteggiamento umano per l'effusione su di essi dello Spirito.
Ancora nel medesimo libro degli Atti, si dice che, dopo la prima persecuzione da parte del sinedrio, Pietro e Giovanni, rimessi in libertà, si riuniscono, insieme agli altri, per pregare. Poi "terminata la preghiera, tutti furono pieni di Spirito Santo e annunciavano la parola di Dio con franchezza" (4,31). Anche in questo caso la preghiera prepara e dispone l'animo, sofferente e angustiato per la persecuzione, a ricevere lo Spirito Santo. Irrorati e rinfrancati dalla forza di questo Spirito, sono pronti di nuovo ad annunciare il Cristo in ambiente ostile, non con tremore o paura, ma con franchezza (parrèsia) e libertà.
Ugualmente al cap. 13 degli Atti, si sottolinea che l'inizio del viaggio missionario di Paolo e Barnaba è suggerito e indicato dalla volontà e dall'iniziativa dello Spirito Santo, che sceglie tra i presenti proprio i due apostoli, per svolgere l'opera evangelizzatrice. Il contesto nel quale ciò accade è dato dalla celebrazione del culto al Signore, accompagnato dal digiuno. Si vede anche ora che l'ambiente di raccoglimento e di preghiera favorisce l'intervento dello Spirito.
Nel vangelo di Luca appare la medesima concatenazione tra la preghiera e lo Spirito Santo. Nel momento iniziale del ministero, al battesimo nel Giordano, si asserisce che "mentre Gesù stava in preghiera, scese su di lui lo Spirito Santo" (cf. 3,21-22). Vi sono alcune differenze rispetto alla redazione degli altri due sinottici. In questi si parla semplicemente della discesa dello Spirito Santo su Gesù mentre riemerge dalle acque, in Luca invece appaiono dei tratti particolari. Nella scena del battesimo Giovanni non viene menzionato, per sottolineare l'appartenenza di Gesù al popolo: "Quando tutto il popolo fu battezzato e anche Gesù fu battezzato". Si aggiunge "e stava in preghiera", nell'atteggiamento filiale di comunione con il Padre. Luca in tal modo fa vedere da una parte il rapporto che lega Gesù agli uomini, dall'altra a Dio suo Padre. In questo clima di preghiera si attua la discesa dello Spirito Santo su Gesù, similmente ai discepoli riuniti nel cenacolo per la pentecoste.


c. Lo Spirito frutto e dono della preghiera

Lo Spirito Santo è il dono di Dio che va richiesto al Padre con insistenza e che il Padre non può rifiutare. In un brano degli Atti degli Apostoli si descrive la diffusione del vangelo nei territori della odiata Samaria, a opera di Filippo. Poco dopo, in At 8,14-15, si legge: "Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni. Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo". Lo Spirito viene comunicato con l'imposizione delle mani, mentre si eleva a Dio la preghiera.
A questo riguardo, nel vangelo di Luca si trova un versetto significativo: "Quanto più il Padre darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono" (11,13). Gesù afferma la certezza che la preghiera insistente è efficace. Poi con una parabola delinea l'unione che nella preghiera si stabilisce con Dio, non più simile a quella tra amici ma all'unione intima tra padre e figlio. Ogni padre umano dà al figlio le cose che questi gli chiede, come il pane, il pesce, l'uovo. Gesù garantisce che Dio dona solo cose buone, per il bene e la crescita del figlio. Non darà certamente cose cattive a chi gli domanda cose buone. Comunque, conclude Gesù, ogni padre umano, anche quello più cattivo, sa donare cose buone ai figli. Tanto più farà ugualmente il Padre celeste. Ora la cosa buona che Dio Padre dona ai figli è lo Spirito Santo.
Luca non dice che il Padre darà le "cose buone", come Mt 7,11, bensì lo Spirito Santo. Ciò indica che il bene in senso pieno è lo Spirito Santo. Esso costituisce il dono più grande, il primo dei doni, che non può mancare mai né essere sostituito. Senza lo Spirito non si riesce a capire né ad accogliere gli altri doni, né tanto meno a viverli e farli crescere. Soprattutto senza di Lui non si può possedere l'amore del Padre e del Figlio Gesù, non si può gioire della loro infinita misericordia, né si può sperimentare il loro intervento premuroso e salvifico. Lo Spirito Santo muove i loro cuori verso di noi e sospinge il nostro cuore ad abbandonarsi fra le loro braccia come figli docili e fiduciosi.

 

Don Renzo Lavatori
 

 

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