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ARGOMENTI

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L'amore di Dio

 

L'amore di Dio è la cosa più bella, la più grande, la più profonda che ci sia; ma anche la realtà più misteriosa, di cui è difficile parlare. E’ tanto grande che va al di là della nostra logica, dei nostri pensieri usuali. Pur essendo vero che la creatura umana è fatta per l’amore, perché non si può vivere senza amore, in quanto è l’amore che fa esistere e dona senso all’essere umano, tuttavia quando noi ci inoltriamo nel mistero infinito dell’amore di Dio, ci resta impossibile coglierlo in tutto il suo significato, in tutto il suo splendore e la sua grandezza. Dio contiene non solo alcuni aspetti dell’amore, ma è per sua natura “amore infinito”, il quale, se accolto nel cuore dell’uomo, diventa la sorgente di una vita totalmente nuova, di una gioia e di una luce intramontabile.

Dio ci ama. Questa è l’affermazione fondamentale. Ciò significa che l’amore di Dio non è una nozione astratta, ma è un dato di fatto molto concreto, di cui possiamo farne esperienza; esso è stato manifestato in eventi e segni disseminati lungo tutta la storia della salvezza e nella nostra storia personale. E’ necessario allora non tanto fare delle interessanti elucubrazioni, quanto constatare i fatti più significativi in cui Dio ci ha rilevato e comunicato il suo amore. Da questo potremo ricavare il senso più vero e più incisivo di tale amore.

Ma che cosa si può dire intorno all’amore di Dio?

Dio stesso ce ne ha parlato con le sue parole, i suoi gesti, i suoi interventi. Per conoscere quindi il suo amore non dobbiamo seguire i nostri ragionamenti o il nostro modo di vedere, ma possiamo semplicemente considerare quello che egli ha fatto per noi. A tale scopo ci fermeremo a sottolineare gli eventi principali della storia della salvezza, in cui si è manifestato a noi e si è reso visibile l’amore di Dio.

 

Il nuovo volto di Dio: il Padre

 

In Gesù di Nazareth Dio si è rivelato e comunicato in modo totale, unico, definitivo e insuperabile. Dio appare nella semplicità e povertà dell'essere umano, nella nullità, nella stoltezza della croce; ma proprio qui si manifesta la sua potenza di servizio umile, la sua signoria di amore, il trionfo della vita e della verità. Avviene un capovolgimento del volto di Dio, che da ricco si fa povero, da lontanissimo si rende vicino, da eterno si fa partecipe della storia umana. Tutto proviene dall'amore di Dio che nasce sulla terra e muore sulla croce, affinché questo amore redentore salvi il mondo.

Ha origine così una nuova concezione di Dio, scaturita proprio dal fatto dell'incarnazione e della croce di Gesù, che va al di là del nostro modo umano di intendere Dio. Noi conosciamo Dio e lo incontriamo non nel pensiero astratto o in una immagine idealizzata, ma concretamente e veramente nell'evento di Cristo e nella sua storia umana.

Questo solo è il Dio a cui dobbiamo credere e che dobbiamo accogliere, nel modo come egli si è manifestato, nella realtà oggettiva attraverso la quale si è fatto conoscere. La vera rivelazione di Dio che Gesù, in qualità di Figlio di Dio, nel suo eterno rapporto di comunione e di essere con il Padre, porta nella storia umana, non viene dalla terra. Egli è stato mandato dal Padre, è venuto dal Padre, perché era presso il Padre, Dio con Dio, preesistente da sempre. Egli nella libertà del Figlio si è fatto uomo e si è inserito nella nostra storia, in modo che il volto di Dio sia manifestato in tutta la sua pienezza e luminosità.

Dio non è solo il Padre di Gesù, ma è anche il Padre nostro e noi siamo suoi figli adottivi nel Figlio suo unigenito. Noi entriamo a far parte, nonostante la nostra pochezza e la nostra miseria, di questo mistero di comunione e di amore tra il Figlio e il Padre. Allora la figura del Padre si fa a noi più vicina, assume dei lineamenti più luminosi e toccanti. La descrizione più espressiva e più accessibile per noi del Padre divino è quella riportata nella parabole del Figlio prodigo (Lu. 15,11-32).

Meravigliosa nel suo amore sconfinato appare la figura paterna, che rappresenta il centro di interesse e di unità di tutta la parabola. Questa figura si staglia ed emerge gradualmente con delle sfumature profonde di amore che ci fanno capire veramente chi è Dio, il Padre.

 

Se Dio è il Padre buono, perché il male nel mondo?

  1. Per rispondere a questa complessa e antica questione, occorre tenere conto di alcuni aspetti fondamentali:
    Che cosa è il male? Capire il significato del male che non è una entità positiva, ma la mancanza di un bene dovuto. Per esempio la sofferenza della cecità non è altro che la mancanza della vista. In questo senso perciò il male va ricercato in una causa deficiente e non efficiente. Su questo avremo modo di fare alcune riflessioni.

  2. Quanti tipi di mali ci sono nel mondo? Normalmente si distinguono tre tipi di male: il male fisico, che è il più doloroso e il più evidente, ma non il più grave. Come si è detto, esso è dato dalla mancanza di una realtà che fa parte della natura di un essere. Questo male fa molta impressione e costituisce di fatto spesse volte un ostacolo per ammettere l'esistenza di Dio e la sua provvidenza; vi è poi il male metafisico, il quale è dato dal disordine che si crea nel cosmo, come i cataclismi, i terremoti, gli uragani, le alluvioni ecc. anche questi non sono propriamente dei mali in senso positivo, ma sono causati da un certo assestamento delle forze della natura. Certamente hanno delle conseguenze negative, ma non formano una consistente entità malvagia. Tanto che si dice che attraverso questi fenomeni possono ricostruirsi degli organismi più completi e armonici; infine c'è il male morale o peccato, che forma la vera realtà malvagia ed è il male più grave e fonte di effetti deleteri. Tale male consiste nel rifiuto dell'amore di Dio e la chiusura dell'uomo nel proprio egoismo e orgoglio. Esso è dato dalla libera scelta della volontà degli esseri razionali, angeli e uomini. Noi non diamo molto valore a questo male, ma in effetti da esso scaturiscono tutti gli altri mali ed è stato il primo male che ha fatto irruzione sulla faccia della terra con il peccato dei nostri progenitori Adamo ed Eva.

  3. Una volta chiarito il senso del male e le sue specificazioni, dobbiamo chiederci da chi ha avuto origine questo male. A proposito va subito detto che esso non può venire da Dio, in quanto Dio è sommo bene e non vuole ciò che è contrario al bene, egli è sommo amore e non può desiderare il contrario dell'amore, cioè l'egoismo e l'odio; non può essere soltanto l'uomo, perché il male è più grande e più forte dell'uomo, per cui se fosse l'uomo a causarlo, l'uomo sarebbe capace di superarlo; invece ne resta paurosamente vittima. A punto si inserisce il peccato angelico, cioè il rifiuto delle creature spirituali dell'amore di Dio e della sottomissione alla sua volontà. Questo costituisce l'origine di una realtà negativa che poi si è riflettuta nel mondo umano e cosmico.

GLI  ANGELI:  CHI SONO E COSA FANNO

 

Gli angeli: chi sono, cosa fanno, esistono? Sono domande che ritornano oggi frequentemente e ad esse bisognerebbe dare una risposta, non una qualsiasi ma una risposta che deriva dalla nostra fede cattolica. Come il cristianesimo ha visto gli angeli, come ce li ha presentati secondo la divina Rivelazione? Si tratta di un discorso essenzialmente di fede, cioè di raccogliere i dati contenuti nella sacra Scrittura, nella tradizione della Chiesa, nei documenti magisteriali, per poter riconoscere più da vicino queste figure angeliche, che sono sempre molto affascinanti e che costituiscono un patrimonio della fede cristiana a cui non si può rinunciare. Di esse si parla anche in contesti non strettamente cristiani, non propriamente religiosi, e in questo senso il discorso acquista un significato non solo di fede, ma anche di valore culturale e antropologico.

 

La rinascita degli angeli oggi

Qualche anno fa ho avuto modo di fare una ricerca e uno studio particolareggiato su questo argomento da un punto di vista teologico, non tanto a livello esperienziale o emozionale, ma sul contenuto dottrinale (R. LAVATORI, Gli angeli, ed. Marietti, Genova 2001). Il libro ha avuto una larga diffusione, perché trattava un argomento tornato di moda. Infatti oggi assistiamo a uno strano fenomeno: in un mondo materialistico ed edonistico come l'attuale, gli angeli si sono fatti risentire, o meglio, gli uomini hanno sentito il bisogno di riparlare degli angeli, renderli di nuovo presenti in mezzo alla vita umana, in tutto le forme, un fenomeno di proporzione mondiale, dall'America al Giappone. Però non sempre si riesce a determinare di essi la consistenza e la figura, non si capisce spesso se siano frutto di immaginazioni o se corrispondano a esseri reali. Esiste una certa confusione concettuale intorno a tali enti spirituali, tanto più che degli angeli si parla non solo nell'ambiente di tradizione cristiana, ma in tutte le espressioni religiose sia antiche sia attuali, nelle varie letterature, nelle raffigurazioni artistiche. Nel nostro tempo anche nelle produzioni cinematografiche e audiovisive, e sotto molteplici aspetti: gli angeli si mettono dappertutto, sulle magliette, sulle borse per la spesa, appaiono in mille modi. Il fenomeno è dovuto anche alla new age, in cui questi esseri sono considerati vicini agli uomini ma contemporaneamente sono al di sopra di essi, indicando come un anelito che spinge l'uomo verso le realtà più elevate, verso gli ideali spirituali, di cui si avverte un bisogno interiore.

 

Lo scetticismo e il rifiuto degli angeli

 

Si nota tuttavia che se da una parte c'è un risveglio e un ritorno dell'angelo, dall'altra si assiste a una vera e propria crisi o caduta di esso, come affermano alcuni scrittori, soprattutto a causa della diffusa mentalità scientista e pragmatica, di cui siamo imbevuti nella nostra società ad alto progresso tecnico. Tale mentalità sostiene che ogni essere superiore all'esperienza sensibile, invisibile e irraggiungibile con i sensi, non può esistere; esso costituisce il frutto di una pura fantasia dell'uomo, una costruzione emotiva dell'età infantile da doversi allontanare, addirittura eliminare, segno ancora di regresso e di immaturità. Il rifiuto dell'angelo non si attua soltanto nella letteratura laica o laicista, ma anche all'interno della riflessione teologica cattolica, in cui alcuni autori dicono che l'angelo è solo espressione simbolica del bene, un'immaginazione dell'animo e non può essere considerato come un'entità esistente; esso manifesta un atteggiamento proprio delle età più oscure e involute che oggi non hanno più senso. In fondo, dicono, l'angelo non avrebbe più significato né incidenza per l'uomo emancipato dei nostri giorni, il quale può risolvere tantissimi problemi con le risorse della scienza e delle avanzatissime tecnologie senza dover più ricorrere all'aiuto angelico. Tornare a credere negli angeli sarebbe per questa mentalità tornare alle epoche primitive, ancora chiuse alla ricerca scientifica. Questo modo di pensare è sorto nell'epoca moderna, all'inizio delle grandi scoperte della scienza che risalgono al 1400-1500, in cui l'uomo ha avuto l'ardire di affermare che esiste solo ciò che si conosce o con la propria ragione o con i sensi. Se una conoscenza va al di là della facoltà razionale o della percezione sensitiva, essa non è in grado di affermare la realtà conosciuta come realmente esistente. Ne segue la negazione di esseri spirituali come gli angeli e in ultimo anche di Dio.

 

Come stanno veramente le cose?

 

Che cosa si può affermare con verità sugli angeli; in particolare ci si chiede cosa il cristianesimo pensi di loro, quale sia la concezione che la religione cristiana propone intono ad essi, e se questa concezione sia tutt'ora valida. Per rispondere a tali quesiti, legittimi in mezzo a tanta confusione, credo sia utile che il cristiano, o chiunque voglia conoscere come stiano le cose nell'ambito della fede cristiana, faccia attenzione a quanto è contenuto nella dottrina rivelata, senza andare dietro alla moda o esaltando indebitamente gli angeli o emarginandoli e rifiutandoli. Il cristiano serio, che ha coscienza della propria fede, desidera scoprire, conoscere ciò che la Rivelazione dice, poiché gli angeli fanno parte del patrimonio rivelato.

 

  1. Gli angeli e il loro compito verso gli uomini.

Va detto subito che gli angeli si dividono in due grandi categorie: quelli che sono servitori di Dio, ubbidienti alla sua volontà, rimasti fedeli al suo progetto salvifico, e sono detti gli angeli buoni o semplicemente angeli; quelli invece che hanno rifiutato l'obbedienza a Dio, si sono ribellati alla sua sovranità e sono diventati cattivi o malvagi, chiamati spiriti maligni o diavoli o demoni. Noi trattiamo del primo gruppo, gli angeli buoni, i quali sono preposti da Dio per seguire l'uomo passo passo, in modo che possa incontrarsi con Dio. Da qui il senso meraviglioso dell'angelo, quale ente che Dio ha creato precisamente con lo scopo di avvicinare tra loro i due mondi per sé molto lontani, il divino e l'umano, affinché potessero comunicare tra loro secondo il disegno sapiente e amoroso di Dio. La finalità dell'angelo è questa: da una parte servire Dio, lodarlo e glorificarlo, riconoscerlo come Signore del cielo e della terra, dall'altra servire e aiutare l'uomo per giungere alla propria salvezza, attuare cioè la comunione filiale con Dio. Sotto quest'aspetto il compito dell'angelo è delicatissimo e insieme importantissimo, perché si accompagna alla missione del nostro redentore Gesù Cristo, il Dio che si è fatto uomo affinché l'uomo potesse diventare Dio. Ora l'angelo si pone all'interno di questo rapporto salvifico per facilitarlo, sostenerlo, corroborarlo. In tal modo si può percepire la motivazione e lo spessore di significato e di perenne attualità dell'intervento angelico lungo il dispiegarsi della storia della salvezza, dal suo inizio fina al compimento ultimo.

 

  1. Tre domande sugli angeli.

Il nostro intento essenziale si riassume nelle risposte a tre domande fondamentali,    delle quali la prima è se esistono veramente gli angeli, poiché oggi molti mettono in  dubbio la loro esistenza, come si è detto, o la negano o la confondono identificandola con altri esseri e inserendola nella sfera del simbolismo. La seconda questione riguarda quale sia la struttura propria degli angeli, la loro identità o configurazione ontologica, il loro essere specifico. Il cristianesimo è giunto all'affermazione che essi sono enti puramente spirituali, personali, creati da Dio, non sono immaginazioni o puri simboli, espressioni letterarie. Sono inferiori a Dio, quali sue creature, ma contemporaneamente superiori agli uomini nel loro grado di enti spirituali, mentre l'uomo, come sappiamo, è composto di spirito e di materia, di anima e di corpo. Infine, la terza questione, per certi aspetti la più interessante in quanto tocca l'uomo da vicino, si chiede cosa fanno gli angeli, quale la loro opera a favore degli uomini e nei confronti di Dio.

Gli angeli posti tra Dio e l’uomo

 

Essi svolgono un'azione preziosissima in totale relazione a Dio e agli uomini, quali autentici intermediari. In effetti non sono esseri isolati, ma essenzialmente collegati all'uno e agli altri, vivono e agiscono unicamente con l'intento di rapportarsi ai due centri, entro i quali si muovono costantemente: Dio e gli uomini. Per cui quando si parla di loro, di fatto si tiene conto dei due poli, che tra loro si attraggono e si comunicano, pur essendo l'uno infinitamente distate dagli altri: Dio in qualche modo va alla ricerca dell'uomo fino ad incarnarsi e a abitare con lui e in lui, mentre l'uomo profondamente anela a partecipare all'infinita beatitudine e gloria divine. Dunque non si può trattare degli angeli senza considerare il loro Signore e creatore cui obbediscono, che onorano e glorificano, e dall'altra parte non si può non pensare all'uomo, che essi custodiscono e sorreggono nel cammino verso Dio.

 

Intervista su Pontifex (rivista on-line) del 24 Aprile 2009

 

GLI ANGELI NELLA RISURREZIONE

 

La resurrezione non è semplicemente un ritorno alla vita come accadde a Lazzaro, ma è soprattutto il passaggio ad una vita nuova per la potenza dello Spirito Santo. Essa non è soltanto una azione divina come tante altre ma è l’avvenimento decisivo della storia della salvezza. II tempo pasquale, che si estende dal Triduo pasquale fino alla domenica di Pentecoste, si può definire come il "tempo di un giorno unico prolungato, cioè senza tramonto". Ogni anno la Chiesa, dopo aver celebrato; nel Triduo pasquale, i tre aspetti della redenzione: Morte, Sepoltura e Resurrezione di Gesù Cristo, prolunga, in una festa ininterrotta di 50 giorni, anche i misteri complementari dell'Ascensione e della Pentecoste. Con la Pasqua di Cristo si realizza il disegno di condurre tutti gli uomini alla salvezza e alla conoscenza della verità, che è anche liberazione e riconciliazione del genere umano con Dio.  L'antica omelia  ...

... "sulla Santa Pasqua" dell'anonimo Quartidecimano, del II secolo, definisce la Pasqua come: "Festività comune di tutti gli esseri, invio nel mondo della volontà del Padre, aurora divina di Cristo sulla terra, solennità perenne degli Angeli e degli Arcangeli, vita immortale del mondo intero, nutrimento incorruttibile per gli uomini, anima celeste di tutte le cose, iniziazione sacra del cielo e della terra".

Come già abbiamo rilevato nella vita terrena di Gesù, gli Angeli appaiono solo in alcuni precisi momenti. All'inizio della sua missione pubblica, dopo aver presentato Gesù, che è stato tentato da Satana nel deserto ed averlo vinto, San Matteo annota: "Allora il diavolo lo lasciò ed ecco Angeli gli sì accostarono e lo servivano" (Mt. 4, 11).La sola presenza degli angeli testimonia che un’azione divina essenziale si sta compiendo. Gli angeli sono quindi una testimonianza della resurrezione. Per le donne che si erano recate al sepolcro per ungere il corpo di Gesù, l’incontro con gli angeli costituisce una profondissima esperienza col divino. 

Il teologo Renzo Lavatori fa opportunamente notare che a Cristo, che ha dato prova di restare fedele al progetto messianico del Padre, gli Angeli mostrano la loro sudditanza. Essi si pongono al servizio dell'uomo, quando l'uomo è disponibile a servire Dio.

Una volta, riguardo alla missione degli Spiriti celesti, Gesù ebbe a dire: "In verità in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli Angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo" (Gv. 1,51). Questa frase del Signore si riferisce particolarmente al momento della esaltazione gloriosa che comprende la sua Passione, Morte, Resurre¬zione e Ascensione. Nel Vangelo di Luca, un "Angelo del cielo" conforta Gesù nella sua angoscia morta¬le, quando nel Getsemani Egli accetta di morire in croce, per redimere l'umanità del peccato. L'Angelo non lo libera dalla Passione né dalla dolorosa Agonia, ma non lo abbandona, anzi lo conforta, perché Egli trovi il coraggio per restare fedele al progetto di Dio. Così, come all'inizio, dopo le tentazioni, anche alla fine della sua resistenza, Gesù non trova vicino a sé gli apostoli o i discepoli, ma trova la presenza consolante degli Angeli che sono al suo fianco, per condurlo sino alla fine a compiere la sua missione di Messia sofferente.

Nei racconti della Resurrezione vediamo una massiccia presenza di figure angeliche che rotolano via pietre dal sepolcro, vigilano sulla tomba vuota, tranquillizzano e preparano gli apostoli ed i discepoli alla fortissima emozione di vederlo di nuovo vivo. Nel Vangelo di Marco, l'Angelo della Resurrezione viene descritto come "un giovane seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca" egli si trova all'interno del Sepolcro e alle donne che erano venute per ungere il corpo di Gesù dà un messaggio sconvolgente: "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che Egli vi precede in Galilea, là lo vedrete, come vi ha detto" (Mc. 16, 6-7). Nel Vangelo di San Matteo, l'apparizione dell'Angelo della Resurrezione è così riportata: "Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un Angelo del Signore, sceso dal cielo, sì accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Ma l'angelo disse alle donne: 'Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui.

È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi disce¬poli: è risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea, là lo vedrete. Ecco, io ve l'ho detto. Abbandonate in fretta il Sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli" (Mt. 28,2-8). Nel Vangelo di San Luca, le pie Donne giungono presso il Sepolcro di mattino, assai presto. Esse trovano una Tomba aperta: non c'è nessuno e vedono due Spiriti celesti in vesti luminose. Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, gli Angeli dissero loro: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell’Uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e resuscitasse il terzo giorno ".

Ed esse sì ricordarono delle sue parole". (Lc. 24, 5-8). La teologa americana Megan Mckenna rileva che, nei racconti evangelici della Resurrezione, tutti quelli che vedono gli Angeli, sono fortemente colpiti dall'esperienza, strappati dalle loro emozioni e relazioni personali, per approdare a una realtà che appartiene all'intera comunità. Essi sono mandati agli altri, così come vengono mandati gli Angeli, per interpellare, per annunciare, per dichiarare un nuovo ordine esistenziale, per espandere i loro cuori con i segni della fede, della speranza e dell'amore. Questi spiriti celesti spingono ad una totale conversione, cioè rendono più agevole il passaggio tra una forma di vita e un'altra, messa in moto dalla Resurrezione. Questi Angeli della Resurrezione sono intermediari e trascinano una comunità, in via di dispersione, in un nuovo luogo in cui Gesù possa apparire loro per mandarli nel mondo così come Egli era stato mandato nel mondo dal Padre. L’annuncio che il Cristo è risorto ed è il Vivente, potrebbe significare che la potenza di Dio l’ha strappato alla morte, ma il bagliore degli angeli che hanno una “veste candidissima” ed il volto abbagliante “come il lampo”, attesta che Cristo è entrato con la sua umanità trasfigurata nella gloria divina. La gloria dell’angelo della resurrezione è così sfavillante che le donne devono chinare gli occhi.

L’umanità terrestre non può sopportare il loro bagliore. L’angelo custode è vicino ad ognuno di noi e ci reca un annunzio di gioia: “Non abbiate paura, Cristo è risuscitato! Anche voi risorgerete e lo vedrete!”.

 

di Don Marcello Stanzione

 

 

 

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