Benvenuto nel sito di Don Renzo Lavatori                                                                                                        

Carissimi visitatori,

risuona festoso e luminoso il grido: Cristo è risorto! E' veramente risorto! In effetti l'evento della risurrezione di Gesù costituisce l'aspetto eccelso e infinitamente potente e sapiente di tutto il cristianesimo. Si tratta di una realtà che fa irruzione sulla terra sconvolta e distrutta dalla cattiveria del peccato, della sofferenza e della drammaticità della morte. Ciò si pone in similitudine e in superamento alla prima creazione avvenuta all'origine quando Dio pone in essere quanto non esiste, facendo sorgere dal non essere l'esistenza di ogni cosa, un salto enorme di divina potenza che soltanto il Creatore poteva compiere. Nella risurrezione di Cristo la stessa infinita potenza e sapienza di Dio attua una seconda creazione, più forte e travolgente della prima, in quanto distrugge la situazione di miseria e di mortalità della creatura umana, per trasformarla in una vita rinnovata e rigenerata dall'amore e dalla sapienza del Padre e del Figlio incarnato, morto, risorto, e dello Spirito Santo. Veramente si resta estasiati e insieme sorpresi, perché la potenza negativa della morte sembrava invincibile dietro il dominio dell'angelo ribelle, invece il Verbo incarnato e offerto alla morte la distrugge e la disintegra, in modo che l'uomo ritrovi l'immortalità, la felicità e la beatitudine terrene ed eterne. Dobbiamo perciò accogliere questo evento con tutta la nostra fede e la nostra adesione interiore, per essere partecipi effettivamente e totalmente al passaggio dalla schiavitù del peccato e della morte alla libertà e pienezza di vita dei figli di Dio. Facendosi uomo, l'Unigenito dal Padre ha coinvolto ogni essere umano nel medesimo processo di liberazione, di rigenerazione, e nuova realtà di essere in piena comunione con la divinità. Invito tutti a far risuonare nel nostro animo quel grido, in modo che possa provocare in ciascuno di noi un momento di vera gioia e trionfo del bene sul male, della vita sulla morte, dell'odio sull'amore, della grazia divina sulla cattiveria del peccato. Contemporaneamente dovremo diffondere il medesimo grido su tutta la faccia della terra, che ancora soffre e geme nelle doglie dell'angoscia e dell'odio, per ritrovare una solida speranza e fiducia verso un'esistenza nuova fraternamente congiunti alla comunione del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo: Cristo è risorto! E' veramente risorto!

Don Renzo




GLI ANGELI I PRIMI TESTIMONI DEL CRISTO RISORTO


Gli angeli sono presenti nel momento della resurrezione e dell’ascensione di Cristo. Sono i primi testimoni e gli interpreti del Risorto e aprono la strada all’annuncio di vittoria sulla morte. Un angelo del Signore scende dal cielo, apre la tomba vuota, dalla quale annuncia il primo vangelo: «È risorto», rifacendosi alle parole stesse di Gesù, «come aveva detto», secondo il racconto di Matteo:

«Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Magdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. L’angelo disse alle donne: Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. E’ risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: E’ risorto dai morti, ed ecco vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto» (Mt 28, 1-7).

L’angelo, il primo messaggero, svolge inoltre un servizio di missione. Egli non invia le donne nel mondo, come farà Gesù con gli apostoli. Le manda dai discepoli, affinché questi vadano dal Risorto, il quale poi li invierà come suoi testimoni (Mt 28, 7). Si vede anche in questo momento l’azione mediatrice degli angeli: da Cristo agli apostoli e dagli apostoli a Cristo. Essi non hanno un mandato proprio da compiere, devono semplicemente manifestare il Risorto, colui che invia con autorità e soltanto al quale i discepoli devono fare riferimento. Gli angeli sono al servizio di Cristo e del vangelo quali persone che per prime adempiono le sue parole e vi restano avvinti. Ciò viene confermato anche da Giovanni (Gv 20, 12).
L’ascensione al cielo di Cristo, considerata da un punto di vista umano, è il completamento della risurrezione. Con essa Cristo entra per sempre nel possesso della gloria celeste. Anche qui gli angeli sono gli interpreti dell’avvenimento, scuotendo e illuminando l’animo dei discepoli, affinché si pongano nell’atteggiamento dell’attesa escatologica:

«Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. I discepoli stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo» (At 1, 9-11).

L’annuncio angelico abbraccia, con un’ampia visione, la vicenda redentrice di Cristo, che dalla terra sale al cielo come dal cielo era disceso sulla terra, concludendo il circolo vitale della piena ricongiunzione tra Dio e gli uomini. Gli angeli sono introdotti in tale processo e per questa ragione ne sono gli annunciatori e gli accompagnatori. Come hanno svolto il loro compito nella fase discendente, così sono coinvolti nella fase ascendente. Nell’evento iniziale dell’incarnazione la loro azione è stata più volte segnalata, parallelamente nell’evento finale del ritorno glorioso di Cristo essi si mostrano attivi e gloriosi. In quel momento anche la loro missione sarà compiuta nel regno del Padre, con la beatificante comunione tra gli uomini redenti e il Cristo redentore, quando Dio sarà tutto in tutti.

Don Renzo Lavatori


NOVITA' EDITORIALE



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Dal «Commento sui salmi» di sant’Agostino, vescovo


(Sal 95, 14. 15; CCL 39, 1351-1353)

Non opponiamo resistenza alla prima venuta
per non dover poi temere la seconda

   «Allora si rallegreranno gli alberi della foresta davanti al Signore che viene, perché viene a giudicare la terra» (Sal 95, 12-13). Venne una prima volta, e verrà ancora in futuro. Questa sua parola è risuonata prima nel vangelo: «D’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo» (Mt 26, 64). Che significa: «D’ora innanzi»? Forse che il Signore deve venire già fin d’ora e non dopo, quando piangeranno tutti i popoli della terra? Effettivamente c’è una venuta che si verifica già ora, prima di quella, ed è attraverso i suoi annunziatori. Questa venuta ha riempito tutta la terra.  ​
  Non poniamoci contro la prima venuta per non dover poi temere la seconda.  ​
  Che cosa deve fare dunque il cristiano? Servirsi del mondo, non farsi schiavo del mondo. Che significa ciò? Vuol dire avere, ma come se non avesse. Così dice, infatti, l’Apostolo: «Del resto, o fratelli, il tempo ormai si è fatto breve: d’ora innanzi quelli che hanno moglie vivano come se non l’avessero; coloro che piangono, come se non piangessero; e quelli che godono, come se non godessero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano del mondo, come se non ne usassero, perché passa la scena di questo mondo. Io vorrei vedervi senza preoccupazioni» (1 Cor 7, 29-32).  ​
  Chi è senza preoccupazione, aspetta tranquillo l’arrivo del suo Signore. Infatti che sorta di amore per Cristo sarebbe il temere che egli venga? Fratelli, non ci vergogniamo? Lo amiamo e temiamo che egli venga! Ma lo amiamo davvero o amiamo di più i nostri peccati? Ci si impone perentoriamente la scelta. Se vogliamo davvero amare colui che deve venire per punire i peccati, dobbiamo odiare cordialmente tutto il mondo del peccato. ​
  Lo vogliamo o no, egli verrà. Quindi non adesso; il che ovviamente non esclude che verrà. Verrà, e quando non lo aspetti. Se ti troverà pronto, non ti nuocerà il fatto di non averne conosciuto in anticipo il momento esatto.  ​
  «E si rallegreranno tutti gli alberi della foresta». È venuto una prima volta, e poi tornerà a giudicare la terra. Troverà pieni di gioia coloro che alla sua prima venuta «hanno creduto che tornerà».  ​
  «Giudicherà il mondo con giustizia e con verità tutte le genti» (Sal 95, 13). Qual è questa giustizia e verità? Unirà a sé i suoi eletti perché lo affianchino nel tribunale del giudizio, ma separerà gli altri tra loro e li porrà alcuni alla destra, altri alla sinistra. Che cosa vi è di più giusto, di più vero, che non si aspettino misericordia dal giudice coloro che non vollero usare misericordia, prima che venisse il giudice? Coloro invece che hanno voluto usare misericordia, saranno giudicati con misericordia. Si dirà infatti a coloro che stanno alla destra: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo» (Mt 25, 34). E ascrive loro a merito le opere di misericordia: «Perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere» (Mt 25, 35-40) con quel che segue.  ​
  A quelli che stanno alla sinistra, poi, che cosa sarà rinfacciato? Che non vollero fare opere di misericordia. E dove andranno?: «Nel fuoco eterno» (Mt 25, 41). Questa terribile sentenza susciterà in loro un pianto amaro. Ma che cosa dice il salmo? «Il giusto sarà sempre ricordato; non temerà annunzio di sventura» (Sal 111, 6-7). Che cos’è questo «annunzio di sventura»? «Via da me nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli» (Mt 25, 41). Chi godrà per la buona sentenza non temerà quella di condanna. Questa è la giustizia, questa è la verità. O forse perché tu sei ingiusto, il giudice non sarà giusto? ​
   O forse perché tu sei bugiardo, la verità non dirà ciò che è vero? Ma se vuoi incontrare il giudice misericordioso, sii anche tu misericordioso prima che egli giunga. Perdona se qualcuno ti ha offeso, elargisci il superfluo. E da chi proviene quello che doni, se non da lui? Se tu dessi del tuo sarebbe un’elemosina, ma poiché dai del suo, non è che una restituzione! «Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto?» (1 Cor 4, 7).  ​
  Queste sono le offerte più gradite a Dio: la misericordia, l’umiltà, la confessione, la pace, la carità. Sono queste le cose che dobbiamo portare con noi e allora attenderemo con sicurezza la venuta del giudice il quale «Giudicherà il mondo con giustizia e con verità tutte le genti» (Sal 95, 13).


Dal «Proslògion» di sant’Anselmo, vescovo


​(Cap. 1: Opera omnia, ed. Schmitt,
Seckau-Edimburgo 1938, 1, 97-100)

Il desiderio della contemplazione di Dio

   Orsù, misero mortale, fuggi via per breve tempo dalle tue occupazioni, lascia per un po’ i tuoi pensieri tumultuosi. Allontana in questo momento i gravi affanni e metti da parte le tue faticose attività. Attendi un poco a Dio e riposa in lui.   
 Entra nell’intimo della tua anima, escludi tutto tranne Dio e quello che ti aiuta a cercarlo, e, richiusa la porta, cercalo. O mio cuore, di’ ora con tutto te stesso, di’ ora a Dio: Cerco il tuo volto. «Il tuo volto, Signore, io cerco» (Sal 26, 8).   
 Orsù dunque, Signore Dio mio, insegna al mio cuore dove e come cercarti, dove e come trovarti. Signore, se tu non sei qui, dove cercherò te assente? Se poi sei dappertutto, perché mai non ti vedo presente? Ma tu certo abiti in una luce inaccessibile. E dov’è la luce inaccessibile, o come mi accosterò a essa? Chi mi condurrà, chi mi guiderà a essa, sì che in essa io possa vederti? Inoltre con quali segni, con quale volto ti cercherò? O Signore Dio mio, mai io ti vidi, non conosco il tuo volto.   
 Che cosa farà, o altissimo Signore, questo esule che è così distante da te, ma che a te appartiene? Che cosa farà il tuo servo tormentato dall’amore per te e gettato lontano dal tuo volto? Anela a vederti e il tuo volto gli è troppo discosto. Desidera avvicinarti e la tua abitazione è inaccessibile. Brama trovarti e non conosce la tua dimora. Si impegna a cercarti e non conosce il tuo volto.  
  Signore, tu sei il mio Dio, tu sei il mio Signore e io non ti ho mai visto. Tu mi hai creato e ricreato, mi hai donato tutti i miei beni, e io ancora non ti conosco. Io sono stato creato per vederti e ancora non ho fatto ciò per cui sono stato creato.   
 Ma tu, Signore, fino a quando ti dimenticherai di noi, fino a quando distoglierai da noi il tuo sguardo? Quando ci guarderai e ci esaudirai? Quando illuminerai i nostri occhi e ci mostrerai la tua faccia? Quando ti restituirai a noi?   
 Guarda, Signore, esaudiscici, illuminaci, mostrati a noi. Ridònati a noi, perché ne abbiamo bene: senza di te stiamo tanto male. Abbi pietà delle nostre fatiche, dei nostri sforzi verso di te: non valiamo nulla senza te.  
  Insegnami a cercarti e mostrati quando ti cerco: non posso cercarti se tu non mi insegni, né trovarti se non ti mostri. Che io ti cerchi desiderandoti e ti desideri cercandoti, che io ti trovi amandoti e ti ami trovandoti.


Dalla seconda lettera di san Pietro, apostolo


​2, 1-9

I falsi dottori

Carissimi, ci sono stati anche falsi profeti tra il popolo, come pure ci saranno in mezzo a voi falsi maestri che introdurranno eresie perniciose, rinnegando il Signore che li ha riscattati e attirandosi una pronta rovina. Molti seguiranno le loro dissolutezze e per colpa loro la via della verità sarà coperta di impropèri. Nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole false; ma la loro condanna è già da tempo all'opera e la loro rovina è in agguato.  
  Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell'inferno, serbandoli per il giudizio; non risparmiò il mondo antico, ma tuttavia con altri sette salvò Noè, banditore di giustizia, mentre faceva piombare il diluvio su un mondo di empi; condannò alla distruzione le città di Sòdoma e Gomorra, riducendole in cenere, ponendo un esempio a quanti sarebbero vissuti empiamente. Liberò invece il giusto Lot, angustiato dal comportamento immorale di quegli scellerati. Quel giusto infatti, per ciò che vedeva e udiva mentre abitava in mezzo a loro, si tormentava ogni giorno nella sua anima giusta per tali ignominie. Il Signore sa liberare i pii dalla prova e serbare gli empi per il castigo nel giorno del giudizio.





Dai «Discorsi» di sant’Anselmo, vescovo


(Disc. 52; PL 158, 955-956)

O Vergine, per la tua benedizione
è benedetta ogni creatura

   Cielo, stelle, terra, fiumi, giorno, notte e tutte le creature che sono sottoposte al potere dell’uomo o disposte per la sua utilità si rallegrano, o Signora, di essere stati per mezzo tuo in certo modo risuscitati allo splendore che avevano perduto, e di avere ricevuto una grazia nuova inesprimibile. Erano tutte come morte le cose, poiché avevano perduto la dignità originale alla quale erano state destinate. Loro fine era di servire al dominio o alle necessità delle creature cui spetta di elevare la lode a Dio. Erano schiacciate dall’oppressione e avevano perso vivezza per l’abuso di coloro che s’erano fatti servi degli idoli. Ma agli idoli non erano destinate. Ora invece, quasi risuscitate, si rallegrano di essere rette dal dominio e abbellite dall’uso degli uomini che lodano Dio.   
 Hanno esultato come di una nuova e inestimabile grazia sentendo che Dio stesso, lo stesso loro Creatore, non solo invisibilmente le regge dall’alto, ma anche, presente visibilmente tra di loro, le santifica servendosi di esse. Questi beni così grandi sono venuti dal frutto benedetto del grembo benedetto di Maria benedetta.   
 Per la pienezza della tua grazia anche le creature che erano negl’inferi si rallegrano nella gioia di essere liberate, e quelle che sono sulla terra gioiscono di essere rinnovate. Invero per il medesimo glorioso figlio della tua gloriosa verginità esultano, liberati dalla loro prigionia, tutti i giusti che sono morti prima della sua morte vivificatrice, e gli angeli si rallegrano, perché è rifatta nuova la loro città diroccata.   
 O donna piena e sovrabbondante di grazia, ogni creatura rinverdisce, inondata dal traboccare della tua pienezza. O vergine benedetta e più che benedetta, per la cui benedizione ogni creatura è benedetta dal suo Creatore, e il Creatore è benedetto da ogni creatura.   
 A Maria Dio diede il Figlio suo unico che aveva generato dal suo seno uguale a se stesso e che amava come se stesso, e da Maria plasmò il Figlio, non un altro, ma il medesimo, in modo che secondo la natura fosse l’unico e medesimo figlio comune di Dio e di Maria. Dio creò ogni creatura, e Maria generò Dio: Dio, che aveva creato ogni cosa, si fece lui stesso creatura di Maria, e ha ricreato così tutto quello che aveva creato. E mentre aveva potuto creare tutte le cose dal nulla, dopo la loro rovina non volle restaurarle senza Maria.  
  Dio dunque è il padre delle cose create, Maria la madre delle cose ricreate. Dio è padre della fondazione del mondo, Maria la madre della sua riparazione, poiché Dio ha generato colui per mezzo del quale tutto è stato fatto, e Maria ha partorito colui per opera del quale tutte le cose sono state salvate. Dio ha generato colui senza del quale niente assolutamente è, e Maria ha partorito colui senza del quale niente è bene.   
 Davvero con te è il Signore che volle che tutte le creature, e lui stesso insieme, dovessero tanto a te.


​Dalle «Omelie sul vangelo di Matteo» di san Giovanni Crisostomo, vescovo


(Om. 33, 1. 2; PG 57, 389-390)

Se saremo agnelli vinceremo,
se lupi saremo vinti

   Finché saremo agnelli, vinceremo e, anche se saremo circondati da numerosi lupi, riusciremo a superarli. Ma se diventeremo lupi, saremo sconfitti, perché saremo privi dell'aiuto del pastore. Egli non pasce lupi, ma agnelli. Per questo se ne andrà e ti lascerà solo, perché gli impedisci di manifestare la sua potenza.  
 È come se Cristo avesse detto: Non turbatevi per il fatto che, mandandovi tra i lupi, io vi ordino di essere come agnelli e colombe. Avrei potuto dirvi il contrario e risparmiarvi ogni sofferenza, impedirvi di essere esposti come agnelli ai lupi e rendervi più forti dei leoni. Ma è necessario che avvenga così, poiché questo vi rende più gloriosi e manifesta la mia potenza. La stessa cosa diceva Paolo: «Ti basta la mia grazia, perché la mia potenza si manifesti pienamente nella debolezza» (2 Cor 12, 9). Sono io dunque che vi ho voluto così miti.  
  Per questo quando dice: «Vi mando come agnelli» (Lc 10, 3), vuol far capire che non devono abbattersi, perché sa bene che con la loro mansuetudine saranno invincibili per tutti.  
  E volendo poi che i suoi discepoli agiscano spontaneamente, per non sembrare che tutto derivi dalla grazia e non credere di esser premiati senza alcun motivo, aggiunge: «Siate dunque prudenti come serpenti e semplici come colombe». (Mt 10, 16). Ma cosa può fare la nostra prudenza, ci potrebbero obiettare, in mezzo a tanti pericoli? Come potremo essere prudenti, quando siamo sbattuti da tante tempeste? Cosa potrà fare un agnello con la prudenza quando viene circondato da lupi feroci? Per quanto grande sia la semplicità di una colomba, a che le gioverà quando sarà aggredita dagli avvoltoi? Certo, a quegli animali non serve, ma a voi gioverà moltissimo.   
 E vediamo che genere di prudenza richieda: quella del «serpente». Come il serpente abbandona tutto, anche il corpo, e non si oppone pur di risparmiare il capo, così anche tu, pur di salvare la fede, abbandona tutto, i beni, il corpo e la stessa vita.  
  La fede è come il capo e la radice. Conservando questa, anche se perderai tutto, riconquisterai ogni cosa con maggiore abbondanza. Ecco perchè non ordina di essere solamente semplici o solamente prudenti, ma unisce queste due qualità, in modo che diventino virtù. Esige la prudenza del serpente, perché tu non riceva delle ferite mortali, e la semplicità della colomba, perchè non ti vendichi di chi ti ingiuria e non allontani con la vendetta coloro che ti tendono insidie. A nulla giova la prudenza senza la semplicità.  
  Nessuno pensi che questi comandamenti non si possano praticare. Cristo conosce meglio di ogni altro la natura delle cose. Sa bene che la violenza non si arrende alla violenza, ma alla mansuetudine.


Dai «Discorsi» di san Cesario di Arles, vescovo 


​(Disc. 229, 1-3; CCL 104, 905-908)

Con il battesimo
siamo tutti diventati tempio di Dio

   Con gioia e letizia celebriamo oggi, fratelli carissimi, il giorno natalizio di questa chiesa: ma il tempio vivo e vero di Dio dobbiamo esserlo noi. Questo è vero senza dubbio. Tuttavia i popoli cristiani usano celebrare la solennità della chiesa matrice, poiché sanno che è proprio in essa che sono rinati spiritualmente.
   Per la prima nascita noi eravamo coppe dell’ira di Dio; la seconda nascita ci ha resi calici del suo amore misericordioso. La prima nascita ci ha portati alla morte; la seconda ci ha richiamati alla vita. Prima del battesimo tutti noi eravamo, o carissimi, tempio del diavolo. Dopo il battesimo abbiamo meritato di diventare tempio di Cristo. Se rifletteremo un po’ più attentamente sulla salvezza della nostra anima, non avremo difficoltà a comprendere che siamo il vero e vivo tempio di Dio. «Dio non dimora in templi costruiti dalle mani dell’uomo» (At 17, 24), o in case fatte di legno e di pietra, ma soprattutto nell’anima creata a sua immagine per mano dello stesso Autore delle cose. Il grande apostolo Paolo ha detto: «Santo è il tempio di Dio che siete voi» (1 Cor 3, 17). Poiché Cristo con la sua venuta ha cacciato il diavolo dal nostro cuore per prepararsi un tempio dentro di noi, cerchiamo di fare, col suo aiuto, quanto è in nostro potere, perché questo tempio non abbia a subire alcun danno per le nostre cattive azioni. Chiunque si comporta male, fa ingiuria a Cristo. Prima che Cristo ci redimesse, come ho già detto, noi eravamo abitazione del diavolo. In seguito abbiamo meritato di diventare la casa di Dio, solo perché egli si è degnato di fare di noi la sua dimora.  
  Se dunque, o carissimi, vogliamo celebrare con gioia il giorno natalizio della nostra chiesa, non dobbiamo distruggere con le nostre opere cattive il tempio vivente di Dio. Parlerò in modo che tutti mi possano comprendere: tutte le volte che veniamo in chiesa, riordiniamo le nostre anime così come vorremmo trovare il tempio di Dio. Vuoi trovare una basilica tutta splendente? Non macchiare la tua anima con le sozzure del peccato. Se tu vuoi che la basilica sia piena di luce, ricordati che anche Dio vuole che nella tua anima non vi siano tenebre. Fa’ piuttosto in modo che in essa, come dice il Signore, risplenda la luce delle opere buone, perché sia glorificato colui che sta nei cieli. Come tu entri in questa chiesa, così Dio vuole entrare nella tua anima. Lo ha affermato egli stesso quando ha detto: Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò (cfr. Lv 26, 11. 12).


Stornellata di invocazioni Mariane


1
O Madre, accorri in mio aiuto
e salvami dal cornuto

O Madre del mio Signore,
rendimi puro di cuore

O Madre, fammi sempre più
conforme al Figlio tuo Gesù

O Madre, accresci l’amor mio
per tuo Figlio vero Dio

O Madre, aiutami a seguire
tuo Figlio fino a morire

O Madre, clemente e pia,
guidami sulla retta via

O Madre, se son tentato
allontana ogni peccato

O Madre, tu sei sapiente,
illumina la mia mente

O Madre, conducimi là
dove sta la felicità

O Madre, mia regina,
stammi sempre più vicina

(Rit.) Ascoltami o Vergine Maria.
Amen. Cosi sia.

2
O Madre, sotto il tuo manto
prego lo Spirito Santo

O Madre mia Immacolata,
nel tuo cuore sii onorata

O Madre di tutti i santi,
devo a te i miei canti

O Madre, piena di grazia,
il tuo amore mi sazia

O Madre, con la tua pace,
nell'animo tutto tace

O Madre, tu sei la stella,
tra le altre la più bella

O Madre, col tuo sorriso,
portami in paradiso

O Madre, in te confido,
tutto me stesso ti affido

O Madre, non ti scordare
e non mi abbandonare

O Madre, io sono tutto tuo,
soltanto tuo e sempre tuo.

3
O Madre, riempi il mio cuore
del tuo divino Amore

O Madre, dammi l'umiltà
e assieme la povertà

O Madre, splendida rosa,
tu sei per me generosa

O Madre, provvida e pia,
sii con me nell'agonia

O Madre mia addolorata,
Gesù a me ti ha affidata

O Madre, di somma bontà,
abbi di tuo figlio pietà

O Madre, sei nella gloria
e accanto a me nella storia

O Madre, nelle tue braccia
stringi forte la mia faccia

O Madre, stendi le mani
e raddrizza i passi strani

O Madre volgi lo sguardo
su me fragile codardo.

4
O Madre tu puoi capire
il mio intimo soffrire

O Madre, tu mi conforti
con pazienza mi sopporti

O Madre, con attenzione
segui la mia vocazione

O Madre, dei miei malanni
ti sei curata negli anni

O Madre, per l'eternità
canterò la tua bontà

O Madre, una carezza
ti faccio con tenerezza

O Madre, con gran timore
mi rivolgo a te con fervore

O Madre, voglio sentire
la tua voce e obbedire

O Madre, non posso stare
lieto senza a te pregare

O madre, se non ti sento
rimango molto scontento

5
O Madre, la tua compagnia
vale più di una sinfonia

O Madre, puoi ottenere
le grazie per me più vere

O Madre, luce solare
calma le acque del mare

O Madre, accogli nel Cuore
me povero peccatore

O Madre, stringi tuoi figli
come un mazzo di gigli

O Madre, dammi una mano
per non vivere invano

O Madre, per il futuro
proteggimi al sicuro

O Madre, con te gioiremo
e con te beati saremo

O Madre, portami lassù
accanto al Figlio Gesù

O Madre, per l'eternità
assieme a te e alla Trinità



NOVITA' EDITORIALI













PREGHIERA PER IMPLORARE LO SPIRITO SANTO

1
Eterno Padre, in nome di Gesù Cristo e per l’intercessione di Maria Vergine Immacolata, mandami lo Spirito Santo

Vieni, Spirito Santo, nel cuore mio e santificalo
Vieni, Padre dei poveri, e sollevami
Vieni, Autore di ogni bene, e consolami
Vieni, Luce delle menti, e illuminami
Vieni, Consolatore delle anime, e confortami
Vieni, dolce Ospite dei cuori, e non ti partire da me
Vieni, vero Refrigerio della mia vita, e risanami

Tre Gloria al Padre: Spirito Santo, eterno Amore, vieni a noi con i tuoi ardori, vieni, infiamma i nostri cuori.

2
Eterno Padre, in nome di Gesù Cristo e per l’intercessione di Maria Vergine Immacolata, mandami lo Spirito Santo

Spirito Santo, Dio di infinita carità, dammi il tuo santo amore
Spirito Santo, Dio delle virtù, convertimi
Spirito Santo, Fonte di celesti lumi, dissipa la mia ignoranza
Spirito Santo, Dio di infinita purezza, santifica l’anima mia
Spirito Santo, Dio di ogni felicità, comunicati al cuore mio
Spirito Santo, che abiti nell’anima mia, trasformala e falla tutta tua
Spirito Santo, Amore sostanziale del Padre e del Figlio, dimora sempre nel cuore mio

Tre Gloria al Padre: Spirito Santo, eterno Amore, vieni a noi con i tuoi ardori, vieni, infiamma i nostri cuori.

3
Eterno Padre, in nome di Gesù Cristo e per l’intercessione di Maria Vergine Immacolata, mandami lo Spirito Santo

Vieni, Spirito Santo e dammi il dono della Sapienza
Vieni, Spirito Santo e dammi il dono dell’Intelletto
Vieni, Spirito Santo e dammi il dono del Consiglio
Vieni, Spirito Santo e dammi il dono della Fortezza
Vieni, Spirito Santo e dammi il dono della Scienza Vieni, Spirito Santo e dammi il dono della Pietà Vieni, Spirito Santo e dammi il dono del Santo Timore di Dio

Tre Gloria al Padre: Spirito Santo, eterno Amore, vieni a noi con i tuoi ardori, vieni, infiamma i nostri cuori.




Lodi a Dio Altissimo
(S. Francesco d’Assisi)


Tu sei santo, Signore solo Dio, che compi meraviglie
Tu sei forte, Tu sei grande, Tu sei altissimo
Tu sei onnipotente, Tu, Padre santo, re del cielo e della terra
Tu sei trino e uno, Signore Dio degli dèi
Tu sei il bene, ogni bene, sommo bene
Signore Dio vivo e vero
Tu sei Amore e carità, Tu sei sapienza
Tu sei umiltà, Tu sei pazienza
Tu sei bellezza, tu sei sicurezza, tu sei quiete
Tu sei gaudio e letizia
Tu sei la nostra speranza
Tu sei giustizia e temperanza
Tue sei tutto, ricchezza nostra a sufficienza
Tu sei bellezza, Tu sei mansuetudine
Tu sei protettore, Tu sei custode e difensore
Tu sei fortezza, Tu sei rifugio
Tu sei la nostra speranza, Tu sei la nostra fede
Tu sei la nostra carità, Tu sei tutta la nostra dolcezza
Tu sei la nostra vita eterna, grande e ammirabile Signore
Dio onnipotente, misericordioso Salvatore.



INTERROGATIVI SULLE VERITA' DELLA FEDE CRISTIANA

Don Renzo risponde alle vostre domande...


ATTO DI DONAZIONE E CONSACRAZIONE ALLO SPIRITO SANTO

Spirito Santo, Spirito di Gesù e del Padre,
Tu vuoi abitare in me, povero peccatore
e trasformarmi in un tempio della tua gloria.
Vieni, Spirito della comunione Divina,
vieni e riempi tutto il mio essere.
Vieni e uniscimi a Gesù crocifisso e risorto,
per essere con Lui e con tutti i miei fratelli un solo Corpo,
per essere con Lui un figlio prediletto del Padre.
Tu ti sei donato a me senza misura,
umilmente anch’io mi dono e mi consacro a Te.
Rendimi docile alla tua azione
perché Tu possa compiere la tua missione in me,
nella Chiesa e nel mondo,
adesso e fino all’ora in cui mi rimetterò con Te
tra le mani del Padre,
come Gesù, per l’eternità.
Ti prego con Maria e tutti i santi.
Amen, Alleluia.



Atto di Consacrazione alla Beata Vergine Immacolata
(San Massimialiano Maria Kolbe)


O Immacolata,
Regina del cielo e della terra,
Rifugio dei peccatori
e Madre nostra amorosissima,
Cui Dio volle affidare
l’intera economia della Misericordia,
io, indegno peccatore, mi prostro ai Tuoi piedi,
supplicandoTi umilmente
di volermi accettare tutto e completamente
come cosa e proprietà Tua,
e di fare ciò che Ti piace di me
e di tutte le facoltà della mia anima
e del mio corpo,
di tutta la ma vita, morte ed eternità.
Disponi pure, se vuoi di tutto me stesso,
senza alcuna riserva, per compiere
ciò che è stato detto di te:
“Ella ti schiaccerà il capo” (Gn 3,15),
come pure: “Tu sola hai distrutto
tutte le eresie sul mondo intero” (Lit.),
affinché nelle Tue mani immacolate
e misericordiosissime
io divenga uno strumento utile
per innestare e incrementare
il più fortemente possibile la tua gloria
in tante anime smarrite e indifferenti
e per estendere in tal modo,
quanto più è possibile,
il benedetto Regno del SS. Cuore di Gesù.
Dove tu entri infatti, ottieni la grazia
della conversione e santificazione,
poiché ogni grazia scorre, attraverso le Tue mani,
dal Cuore dolcissimo di Gesù fino a noi.

Concedimi di lodarTi, o Vergine Santissima.
Dammi forza contro i Tuoi nemici.


   
LA MISTAGOGIA E’ L’APPROFONDIMENTO DELL’EVENTO CRISTIANO SCONVOLGENTE E AFFASCINANTE:

Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi –, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena (1 Giovanni 1,1-4).

 
 
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La mistagogia non è altro che conoscere, accogliere e vivere nel profondo di noi stessi l’amore di Dio che si è manifestato in Cristo

Fratelli, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha riconosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati.
Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi?
Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Proprio come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello (Sal 43, 22).
Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore.

(Dalla lettera ai Romani di san Paolo, apostolo 8, 28-39)



Nota bene: per chi volesse vedere e ascoltare altre interviste ed omelie e catechesi di don Renzo, si rimanda al sito https://www.messaggimedjugorje.it/





Preghiera alla Santissima Trinità

O Trinità infinita,
cantiamo la tua gloria
in questo vespro, perché nel Cristo
Tu ci hai resi figli e i nostri cuori
sono la tua dimora.

Eterno, senza tempo, sorgente della vita,
che non muore, a Te la creazione
fa ritorno nell’incessante flusso dell’amore.

Noi Ti cantiamo, o Immenso,
in questo breve sabato del tempo
che annuncia il grande giorno senza sera
in cui vedremo Te, vivente luce.

A Te la nostra lode,
o Trinità dolcissima e beata,
che sempre sgorghi e sempre rifluisci
nel quieto mare del tuo stesso Amore.

Amen



O Sanctissima Trinitas!

O Beatissima Trinitas!

O Amantissima Trinitas!

O Amatissima Trinitas!

O Ineffabilis Trinitas!